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Il mal di testa

dietro al mal di testa si trova sempre un Io-psyché
che non riesce a disidentificarsi dalla situazione ambi-plurivalente
 istintivo-emozionalmente intensa che sta creando, vivendo
 e, per specifici motivi, non vuole, non può,
 in quel momento, cambiare.

Il mal di testa nel linguaggio comune

Iniziamo con il dire che il cosiddetto

mal di testa

non è prevalentemente dell’uomo o della donna, ma dell’essere umano ed è la conseguenza di specifiche cause.

Nella testa, è presente l’encefalo ossia l’organo utilizzato dall’Io-psyché per poter manifestare le proprie facoltà e capacità locali come percepire, pensare, sentire, immaginare, concettualizzare, e tutti gli stati coscienziali producibili. Di fatto, la testa-encefalo è lo strumento operativo dell’Io-psyché. È di uso comune dire che

perdere la testa

rappresenti un segnale della perdita dell’utilizzo funzionale della comunicazione riconosciuta delle facoltà dell’Io-psyché:

essere senza testa, fuori di testa (…),

per la voce del popolo, significa essere, in quel momento, quantomeno inaffidabili.

Hai la testa dura,
sei proprio un testone,
hai dovuto sbatterci la testa e farti male prima di recedere:

sono tutte frasi che ho spesso ascoltato tra i ricercatori in formazione. La testa-encefalo è spesso considerata il

centro direzionale, localistico dell’essere umano

e, per come siamo convenzionalmente organizzati, riconosciamo sufficiente credibilità a queste affermazioni. Inoltre, la si considera enormemente significativa: spesso, si arriva a pensare che, attraverso la propria funzionalità innata, sia proprio la testa-encefalo a produrre la proprietà emergente che denominiamo Io-psyché, con le sue funzioni e facoltà.

Mal di testa e Io-psyché

Ma, ora, sappiamo con certezza che questo

è vero soltanto in parte

e che

l’Io-psyché è simultaneamente un campo, un processo prevalentemente non localistico e una produzione, una proprietà emergente dal funzionamento del corpo umano, dell’encefalo.

Molti ricercatori riferiscono che

il loro mal di testa coincide con la situazione in cui il loro Io-psyché è identificato in un processo relazionale, con forte prevalenza istintivo-emozionale, che non trova soluzione e che si scontra, è in conflitto, con un altro processo interiore o esterno che non lo fa evolvere, che gli impedisce di risolvere la dicotomia, l’ambivalenza.

Non è raro ascoltare frasi del tipo

quella situazione mi ha creato tensione!

Quando l’identificazione, la tensione superano una determinata soglia (è differente per ogni Io-psyché), può accadere che sfocino nel cosiddetto mal di testa. All’inizio è

ho un leggero mal di testa,
mi sento teso, compresso
(da verbalizzazione).

Già da queste prime affermazioni, verificabili, è possibile iniziare a dedurre alcune considerazioni.

Quando l’Io-psyché s’identifica in situazioni esistenziali,
relativamente forti,
in istinti-emozioni che, per un periodo relativamente lungo,
non trovano l’eziologia, la soluzione, l’abreazione,
e supera una determinata soglia
 (diversa per ognuno),
 tale fatto può determinare il
mal di testa.

Infatti, essendo l’Io-somato-autopoietico un campo unico, la tensione, l’identificazione forte, determinano simultaneamente una compressione-tensione dei vasi sanguigni, provocando, tra l’altro, quella condizione che un ricercatore definì, dicendo:

sento una gran
pesantezza nella testa.

Tutte le questioni relazionali, esistenziali, istintivamente ed emozionalmente significative, che richiedono un impegno forte, che sentiamo, temiamo e che coinvolgono piani dell’Io-psyché a cui non vogliamo rinunciare o mettere in discussione, a volte incontrano intensità altrettanto forti, interiori ed esterne: superata la propria soglia, devono essere abreagite in qualche modo, se non lo si fa ecco comparire il mal di testa. C’è una concentrazione dell’Io-psyché e della fisiologia collegata nel centro della testa, in specifiche aree del cervello.

Causa del mal di testa

In definitiva,

dietro al mal di testa si trova sempre un Io-psyché che non riesce a disidentificarsi dalla situazione ambi-plurivalente istintivo-emozionalmente intensa che sta creando, vivendo e, per specifici motivi, non vuole, non può,
 in quel momento, cambiare.

Non è raro riconoscere quella forma di identificazione che riconosciamo sotto il nome di immagine, di orgoglio, di questione di principio. Quell’iper-identificazione in sé, nel proprio acquisito che spesso vuole imporsi, che sente come assolutamente vero, anche e soprattutto rispetto ad altre posizioni, può essere un elemento che alla fine

dà in testa:
troppo potere gli ha dato alla testa,

dicevano alcuni ricercatori.

Questa identificazione dell’Io-psyché con funzionalità neocorticali, di superficie, razionali, intellettuali perde lo stato di consapevolezza con forme più profonde, sub-corticali, transmuta il proprio campo istintivo-emozionale a sostegno dell’identificazione razionale,

perde il riferimento con la propria funzionalità complessiva e, in misura sempre maggiore, con la componente ecologica, non localistica, innata dell’Io-psyché, quella espansa, olistica, per cui non è tecnicamente possibile identificarsi nelle nicchie relazionali o in un tema specifico, perdendo consapevolezza del resto.

In questo senso, per la Sigmasofia, il mal di testa, rivela sempre la

perdita di consapevolezza delle proprie funzionalità ecologiche innate.

Tuttavia, anche se non c’è consapevolezza, quelle stesse funzionalità innate continuano ad agire, le forze in cui siamo intellettualmente identificati in qualche modo si scindono da quelle fisiologiche di base,

creando spazi di somatizzazione che necessariamente possono
lanciare un segnale-sintomo,
comunicare che qualche cosa sta accadendo.

Il mal di testa come amico

Per questo,

il mal di testa è sostanzialmente un amico:
 come tutti i sintomi, ci avverte che sono in atto causalità che lo stanno evidenziando (di scissione, di identificazione, di potere, di ambi-plurivalenza …), e che dovremmo procedere verso la loro remissione, ossia verso forme di reintegrazione con noi stessi, con i processi innati pre-causalità.

È semplice partecipare-osservare che un Io-psyché che si concentra e si identifica prevalentemente (o soltanto) con le funzionalità neocorticali, razionali, acquisite: in quel momento, non sente più il “cuore, la pancia”. Voglio comunicare che noi funzioniamo in maniera complessiva, olistica, quella innata: questo ci crea le condizioni per essere quello che siamo di base e, ogni volta che perdiamo la consapevolezza di questo dato di fatto e ci identifichiamo-fissiamo nelle diverse situazioni esistenziali, relazionali, con un Io-psyché identificato, settario, non consapevole della propria scaturigine, ovvero dell’eco-sistema complessivo di cui è parte inscindibile, scatta il sintomo, che può assumere la morfologia del mal di testa (e/o altro).

L’autoaggressione

I sintomi fanno parte di questa meravigliosa funzionalità, ma noi li attacchiamo, vogliamo che scompaiano, che quel mal di testa smetta e lo facciamo,

aggredendo l’amico funzionale che ci avverte: il sintomo.
Tale operazione di auto-aggressione, che vuole eliminare il mal di testa, paradossalmente fa parte delle forze che lo hanno determinato:
 più lo si attacca con medicinali,
anti-dolorifici e più si tenta di eliminare
chi, semplicemente, ci sta avvertendo che qualche cosa
a monte non sta funzionando.

È veramente sorprendente vedere come, inizialmente, pochissimi ricercatori ravvedano la necessità di

produrre specifiche azioni esistenziali,
che mirino alla disidentificazione, al vissuto e alla transmutazione
dei propri stati coscienziali, all’indagine vissuta dell’Io-psyché su se stesso,
ad un recupero vissuto delle sue funzioni innate
(rendendo ininfluenti le sovrapposizioni discrasiche acquisite), ossia, l’unico processo che naturalmente porrebbe in remissione e in breve tempo
il sintomo-amico mal di testa,

ripercorrendo all’opposto le azioni che lo hanno prodotto.

La predisposizione verso il mal di testa

L’Io-psyché, che non vive, consapevolmente, le proprie funzionalità, in-formazioni innate, è maggiormente predisposto a produrre sempre più sintomi, sempre più mal di testa e/o somatizzazioni considerate maggiormente gravi (ulcere, neoplasie…), che sono sempre profondamente degli amici, perché ci avvertono, con maggiore forza, che qualche cosa nel vissuto Io-somato-energetico che li sta producendo non funziona secondo la necessaria simmetria-fusionalità tra acquisito e innato (la base dell’autorigenerazione-guarigione).

Ma, spesso, il livello identificativo dell’Io-psyché in aspetti acquisiti che sente veri e giusti per sé, che in qualche modo vengono percepiti come capacità di affermazione, di dominio-potere-controllo dell’Io-psyché nella relazione, reiterata e sostenuta dall’ambiente socio-culturale convenzionale in cui è inserito, non lo consente. Così, l’Io-psyché, la società si orientano verso forme di un male umano identificativo, che è incompletezza e spesso confusione, nel senso di impenetrazione del significato-significante innato della vita-autopoiesi, di cui siamo espressione.

Separazione-scissione e perdita dei significati

La separazione-scissione della consapevolezza acquisita dai processi innati di cui è espressione è una delle cause della “perdita” dei significati dell’esistenza, dei sintomi, del male umano, in questa fattispecie, del mal di testa.

Paradossalmente, pur mostrandoci attraverso la meccanica quantistica l’esistenza di processi legati alla non località, il pensiero scientifico attuale non riesce a trovare simmetria con l’Io-psyché dell’essere umano che di questi processi fa parte: arriva addirittura ad affermare che

l’Io-psyché sia soltanto una proprietà emergente del cervello,
della bios-chimica e che, finito questo,
finisca anche la produzione dei processi coscienziali,

vedendo così soltanto il processo di un essere umano separato, scisso dal suo essere parte integrante delle leggi innate quantistiche, sub-quantistiche, di in-formazioni non localistiche innate che se scisse dalla consapevolezza vissuta determinano le disfunzionalità di cui sto trattando.

Lo stato di schizofrenia, che inducono le causalità indicate, non potevano non essere incluse nel sintomo: molti esseri umani testimoniano di creare il loro male di testa, di “perdere la testa”, in questo istante, mentre scrivo l’articolo, molti di essi, abitanti diverse aree del mondo, sono in guerra. Ed ecco che

l’essere umano arriva a rompersi continuamente la testa, l’uno contro l’altro:
smettendo di far funzionare quella dell’altro,
può funzionare soltanto la propria.

Il mal di testa e la guerra

Ci sono precisi nessi tra il male di testa e il conflitto nella relazione, e la guerra: soltanto l’assenza di adeguata introspezione può non rendersene conto.

Il mal di testa è sempre il segnale (evitabile) che dovrebbe far scattare
 trans-mutazioni, inversioni nell’azione dell’Io-psyché.
L’uso dei farmaci è sempre, e in ogni caso,
 la scelta profonda
 di non volere realmente risolverlo,
di non ascoltare l’amico,
 di essere connivente con i propri
 stati di identificazione in forme acquisite
con l’ostinazione, il potere di dominio nella relazione.

Alcuni ricercatori riferiscono che il loro mal di testa, talvolta, si presenta con una modalità estremamente dolorosa e localizzata in specifici punti o parti. Quando è particolarmente forte, spesso è accompagnato da altri sintomi: disturbi all’apparato digerente, vomito. Dicono che, in alcuni momenti, può essere tanto forte da metterli in uno stato di frustrazione depressiva in cui ogni minimo rumore, ogni stimolo luminoso potrebbe dar loro estremo fastidio.

il mal di testa concentrato in un punto

Dalle considerazioni fatte prima, è facile evincere che, se l’identificazione, la tensione viene concentrata non più nell’intera testa, ma su un punto specifico, la riduzione all’identificazione con il tema acquisito e relativa emozione, è stato ulteriormente ristretto a una posizione unilaterale assoluta che, di fatto, si contrappone con forza ad altre posizioni: “sento di essere contro tutto e tutti” (da verbalizzazione). Questo significa che la scissione-identificazione, se non posta in remissione, potrebbe dar vita a forme di somatizzazione più gravi.

La continuità di manifestazione delle emicranie e, in particolare, del mal di testa a grappolo evidenziano che l’Io-psyché, necessariamente, deve aver trasmutato il libero fluire del proprio campo istintivo-emozionale e aggredior in pressione identificativa e fissata costante. Questo tipo di mal di testa ci indica sempre che il campo istintivo-emozionale e aggredior, nella sua complessità, viene utilizzato soltanto a sostegno del tema esistenziale peculiare, in cui ci si è identificati-fissati. Il corpo, l’innato vengono in larga misura repressi: l’esistenza viene attuata esclusivamente nella testa: funzionando in tal guisa ci si ritrova ridotti e controllati, in una specifica area, quando invece la vita-autopoiesi da vivere richiede aperture alla coscienza e alla conoscenza olistico-autopoietiche, ossia allo stato di consapevolezza che coincide con la

profilassi olistico-autopoietica del male di testa.


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