È rarissimo che qualche Io-psyché sia in grado di destrutturare le varie immagini di colpo, nell’immediato. Inizialmente, non si ha interesse ad essere vestiti soltanto della propria nudità.
L’amicizia diviene azione autopoietica continua che, indipendentemente dalle scelte acquisite, dall’identità assunta, dal cosiddetto altro, in quel momento storico, l’Io-psyché vive come parte di sé, dell’Io solo esisto, nutrendolo di amore autopoietico, incondizionatamente, come facoltà a sostegno dell’azione.
È come se l’Io-psyché determinasse lo stato coscienziale punto morte delle proprie identificazioni nell’acquisito: un modo di ritrovare il proprio ontos autopoietico che trascende e si emancipa dalla propria manifestazione acquisita.