Se l’Io-psyché non sapesse de-localizzare se stesso dal corpo fisico che lo veicola, fino a raggiungere quella parte di sé che è il tema partecipato-osservato, non conoscerebbe ingredienti fondamentali che formano l’eziologia della presa di consapevolezza e, ancora più importante, non potrebbe auto-riconoscersi, essere auto-consapevole di esistere.
È necessaria la transmutazione dell’Io-psyché, in modo che non proietti più le proprie identificazioni sull’altro e che si orienti verso forme di sapere vissuto, diretto, esplorato, applicabile sia a ciò che denominiamo scienza, sia a ciò che denominiamo filosofia, sia a ciò che denominiamo spiritualità-religione.
Dal tempo autopoietico, insights intuitivi e sincronici per lo spazio-tempo.