Si può affermare che il sentire è l’azione dell’Io-psyché che vive, riconosce, integra, prende coscienza, apprende se stesso e il mondo esterno.
Investendo il tema partecipato-osservato con il proprio campo, l’Io-psyché produce impressioni che, di conseguenza, essa stessa registra.
Per sperimentare il sentire, l’Io-psyché utilizza le proprie funzionalità fondamentali che sono i sensi, il pensiero, la capacità di concettualizzare, di immaginare e di volere. Invece, per poter sentire processi sovrasensibili, è necessario potenziare e ampliare tali facoltà.
Si può definire sentimento ogni stato coscienziale assunto dall’Io-psyché con valenza e intensità, determinate dalla quantità di campo istintivo-emozionale che alimenta quello stato. Nell’acquisito, l’Io-psychè che la vive può interpretare e registrare tale intensità come positiva o come negativa. In realtà, si tratta del campo istintivo-emozionale e aggredior che vengono vestiti di un significato-significante legato all’acquisito coscienziale e culturale. Quindi, ciò che le persone vivono attraverso i sensi assume una peculiare tonalità e intensità istintivo-emozionale-affettiva.
Deriva dal latino sentimentum, che significa percepire con i sensi e, figurativamente, percepire con la mente. La desinenza mentum indica l’atto del sentire.
Approfondiamo.
Il sentimento è un parente stretto degli stati coscienziali che riconosciamo sotto il nome di passione, emozione o istinto. Infatti, quando si vive un’esperienza con intensità di campo istintivo-emozionale, fino ad un certo grado di innesco, per ogni Io-psyché, si può parlare di sentimento: quando questo supera una determinata soglia d’intensità può assumere la denominazione di passione.
Sono tutte modalità, con cui l’Io-psyché vive se stesso e l’Universi-parte.
Però, quando l’Io-psyché riveste di un certo contenuto, positivo o negativo, ciò che sente, tende a suddividerlo in piacevole, accettabile o spiacevole, inaccettabile, o similari: sono valenze soggettive.
I ricercatori in formazione mostrano diversi aspetti del sentimento: lo rendono, per così dire, attivo o passivo. Tuttavia, c’è da partecipare-osservare che la distinzione è fittizia, in quanto sono entrambi la stessa cosa e in profonda interconnessione. Inoltre, lo stesso stato coscienziale può essere orientato sia verso l’esterno che verso l’interno: un campo unico. Entrambi possono essere vissuti, poiché sono risonanti con la componente coscienziale sensibile neocorticale o con quella sovrasensibile, inconscia sub-corticale, o perché sono nutriti direttamente dall’inconscio autopoietico. Sono una miriade di stati, tutti appartenenti all’aggredior, di cui si può essere coscienti e che possono assumere intensità, sfumature e caratteristiche diverse: ognuno riconoscerà le proprie.
Il sentire è uno stato coscienziale che ci permette di prendere coscienza del mondo e quando è in perfetta simmetria–risonanza con il campo M.A.C., la componente Io-somatica partecipa ai giochi di autopoiesi continua, sentendoli e non dialettificandoli. C’è da dire che esiste una verbalizzazione in simultanea con il sentire che tende a trasmettere, partecipando con il suono delle parole, l’intensità autopoietica vissuta: è il linguaggio che tocca, che penetra, sentito, coinvolgente (…).
Utilizzando la radiazione percettiva, l’Io-psyché determina la sensazione e il riconoscimento della manifestazione sensibile. Come tutti gli altri processi, la sensazione e la sensibilità, ovviamente, sono un campo unico che si compenetra. Ossia, nella radiazione percettiva vengono messi in azione tutti i centri nervosi e gli organi di senso, fino a percepire e a riconoscere quanto partecipato-osservato. C’è una distinzione tra percezione e sensazione-sensibilità, in quanto la prima è l’unione delle seconde. Tutto funziona simultaneamente anche se, per spiegarlo, è necessario osservarlo nelle diverse e specifiche funzionalità. Se ne evince che (e i ricercatori lo riferiscono), attraverso la propria realtà soggettiva, si riconosce l’elemento che consente di creare quanto percepito.
La percezione ingloba la sensibilità, la sensazione e gli organi di senso.
La sensazione è anche sensibilità, ossia la capacità dell’Io-psyché di eccitare, di stimolare, in maniera riconoscibilmente selettiva, un recettore, per poi applicarlo all’Universi-parte. Ad esempio, a livello della cute riconosciamo diverse forme di sensibilità: quando la radiazione percettiva investe i recettori di tutte le ramificazioni terminali nervose che sono presenti su tutta la superficie cutanea, accade che vengano registrati contatti, variazioni di temperatura, oggetti. Tutte quelle radiazioni utilizzano la parte emisferica opposta rispetto a quella del luogo sensibilizzato. Ci sono radiazioni percettive agite dall’Io-psyché che si riscontrano nella muscolatura, nello scheletro e sono legate al movimento, alla motilità. Spesso, si partecipa-osserva che il ricercatore non è consapevole di questo livello di sensibilità e, lo è ancora meno, della fisiologia-sensibilità autopoietica, che sottende ed opera dietro a tutto questo. Sono funzionalità che racchiudono i principi attivi autopoietici che stanno conducendo l’Universi-parte che siamo a riconoscere e a vivere se stesso.
La radiazione percettiva, proveniente dal campo M.A.C., investe ogni singola componente delI’Io-soma, comprese le viscere, i vasi sanguigni e tutto il resto. Le sensazioni immediatamente registrabili sono quelle dei cinque sensi ordinari e possono essere di diversa qualità, intensità, in base alla radiazione percettiva, che può trovare espressione, nascere da qualunque luogo dell’Universi-parte. Tutto ciò può cambiare, anche per quanto riguarda la durata che è maggiore se è diretta emanazione dei metabisogni autopoietici, sintetizzati nell’aggredior.
Quando l’intensità aumenta, ci troviamo di fronte a ciò che denominiamo iper-estesia o ipo-estesia, quando diminuisce o se c’è qualche non funzionalità in atto. Quando non si sente proprio nulla, c’è l’anestesia, stato che può essere indotto, determinato in modo totale o locale, con specifiche azioni dell’Io-psyché che non irrorano più una determinata zona sensibile, determinando la riduzione o l’addormentamento della conducibilità nervosa: assistiamo a ciò in forme di fachirismo e, nel nostro caso, in conseguenza della pratica di Autopoiesi olosgrafiche marziali. La facoltà di anestetizzarsi è uno degli elementi che mi ha aiutato ad intuire come funzioni la facoltà di utilizzare il cervello e il sistema nervoso, in cui è inserita, a vivere il fatto per cui, autopoieticamente, l’Io-psyché è autonomo ed indipendente dal corpo fisico che lo veicola.
Quando la sensazione supera la soglia del funzionamento sensibile, si assiste ad una sensibilità sensibilizzata che prende il nome di iper-sensibilità.
Osserviamo ancora gli strumenti fondamentali, utilizzati dalla percezione, dalla sensibilità-sensazione-sensitività, ossia, dagli organi di senso.[1]
[1] Vedi: N. Mangiameli, S.T.o.E. pedagogica-psicagogica, secondo volume, tomo primo, La Caravella editrice