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Pensiero-pensare, idea

Il pensiero è una delle specifiche funzionalità dell’Io-psyché, mediante cui elaboriamo i contenuti, le memorie registrate e memorizzate dall’attività dei sensi, della percezione, abbinata all’archetipo c.a. e b., mentre viviamo le esperienze e le riconosciamo. Attraverso l’integrazione con il pensiero della funzione del concettualizzare, l’Io-psyché forma schemi di riferimento che utilizza come modelli, atti ad interpretare la realtà.

Il pensare si esprime, quando l’Io-psyché esercita, utilizza l’attività del pensiero in tutte le sue forme.

Il termine deriva dal latino pensare, che significa anche esaminare. Alla specifica funzionalità del pensare, si correlano diverse attività-funzionalità, quali ricordare, ragionare, immaginare, riflettere. Sono tutte attitudini che ci consentono, attraverso i principi attivi, di avere una relazione con noi stessi e con l’ambiente complessivo, di cui siamo parte.

Un’altra delle funzionalità dello strumento operativo dell’Io-psyché, che è il pensiero, è la capacità di fare ipotesi: può esprimersi, assumendo diversi modi e forme. Può agire modalità, attraverso cui partecipa-osserva una specifica situazione o un gruppo di pensieri: li verbalizza, li sintetizza, ne coglie il senso, senza sviscerarne uno per uno, componente per componente. Oppure, all’opposto, osservando ed elaborando, può interpretare ogni singolo passaggio.

L’Io-psyché può utilizzare il pensiero, formulandolo e riformulandolo, in modo tale che la situazione che sta rappresentando possa essere meglio spiegata.

Indagando se stesso, può scoprire diverse funzionalità e caratteristiche, a livelli sempre più profondi, modificando l’interpretazione che può dare del dato di realtà che coincide, ovviamente, con il vissuto.

C’è un livello di profondità (o attenzione) che s’incontra durante le Concentrazioni-transmutazioni autopoietiche, in cui se stesso, l’Universi-parte, viene percepito, oltre che nella manifestazione sensibile anche come processo sovrasensibile che muove nelle cose, che le anima, che ne determina il funzionamento.

L’Io-psyché che si autopercepisce è la funzionalità che può permettere di vivere e di riconoscere simultaneamente i principi attivi autopoietici che formano il processo del pensare e il significato-significante ad esso attribuito. È possibile, inoltre, che, simultaneamente, riesca ad agire un pensiero applicato alla manifestazione sensibile, esterna, e al corrispettivo interiore, acquisito e innato.

Approfondiamo.

Ogni volta che l’Io-psyché assume una determinata posizione e utilizza lo strumento del pensare, può rendersi immediatamente conto di come il significato-significante convenzionale, il nome, attribuito ad un oggetto, sia strettamente connesso ad un’immagine collegata. Anche tutte le percezioni, agite tramite i sensi, sono legate ad immagini specifiche, nonché tutto il sentire collegato agli archetipi c.a. e b., come tutti i processi del campo coscienziale olistico-autopoietico lo sono in parte, rispetto a particolarissime immagini mentali.

È stato possibile partecipare-osservare tutto questo, perché i ricercatori in formazione si esercitano a descrivere i propri processi di pensiero, anche nella funzionalità autopoietica che seguono, che vivono, quando risalgono un tema incontrato durante un’Autopoiesi Io-somatica o quando, nei momenti creativi, tentano di comprendere una situazione Io-somatica.

Viene insegnato loro a prendere coscienza di come la partecipazione-osservazione esercitata possa modificare, ridurre la cosa osservata al solo range sensoriale, eliminando tutte le componenti esterne e come tutto l’acquisito, il culturale, lo sperimentato, riduca ulteriormente il tema alle proprie valutazioni. Via via che questo lavoro di riduzione, di collasso viene risalito e transmutato, si osserva una descrizione del processo del pensare più adeguata. Si riconosce che il pensiero è, in una sua parte, emanazione del cervello, del sistema nervoso e come la componente legata all’innesco dell’Io-psyché faccia parte della componente coscienziale innata. Il processo del pensare, indipendentemente dal pensato, in una sua specifica parte, è autonomo dal sistema nervoso e legato ad una radiazione dell’archetipo Lambda, del campo coscienziale olistico-autopoietico.

Durante gli stages, ho potuto partecipare-osservare che la capacità di concettualizzare, di base, è collegata al modo in cui un’esperienza è stata realizzata, vissuta e poi memorizzata e registrata. È legata al momento e al modo in cui l’Io-psyché ha preso coscienza, per la prima volta, del tema che ha concettualizzato: da questo specifico riferimento, il pensiero trova le radici e i collegamenti con l’innato e tutte le azioni e i pensieri futuri cambiano modalità, nel momento stesso in cui la capacità di concettualizzare viene risalita e transmutata.

Tutte le esperienze prendono vita da una specifica organizzazione personale e, spesso, seguono un proprio schema, introiettato in modo rigido, perciò, risulta più difficile aprirsi ad altre concettualizzazioni, ma se l’esperienza è stata inserita, memorizzata in maniera flessibile, l’Io-psyché potrà adeguarla con maggiore facilità a nuove forme e, quindi, a nuovi pensieri.

Allenamenti specifici di Concentrazioni-transmutazioni autopoietiche consentono al ricercatore in formazione di lavorare sugli schemi concettuali, per renderli progressivamente dei vissuti completamente aperti. Anche in questo caso, lo scopo è facilitare la Concentrazione-transmutazione applicata alla capacità di concettualizzare, fino a raggiungere la componente non sensibile, che ritroviamo come principio attivo, sintetizzato negli archetipi Lambda e Psi. Anche in questo caso, ci troviamo di fronte ad una componente sensibile, prodotta dall’attività cerebrale e ad un’altra che funziona non-localmente nel campo coscienziale olistico-autopoietico.

Un altro elemento, inserito durante la formazione, è quello dell’interazione con le atmosfere dei luoghi che, all’osservazione profonda, risultano essere create, determinate dall’Io-psyché stesso e dalla sua organizzazione (anche le architetture sono edificate dalla progettualità dell’Io-psyché).

Spiego.

L’Io-psyché del ricercatore sperimenta, entra in relazione fusionale con il luogo, ossia, apre i sensi e li fa funzionare simultaneamente, applica i codici di disidentificazione dai propri contenuti, entra nel tono, applica l’endoscopia coscienziale: tutti parametri che permettono di contemplare, di percepire il luogo, interiore ed esterno, in maniera progressivamente non proiettiva o semplicemente non proiettiva, riconoscendo l’atmosfera olistico-autopoietica dell’Universi-parte. Il pensiero si adegua: è emanazione di questa attività.

Si può utilizzare come facoltà-potenzialità, disponibile all’Io-psyché che rappresenta l’intera realtà esistente nella coscienza, nulla escluso, sia che venga interpretato come positivo, sia che venga interpretato come negativo, acquisito o innato.

Tutti gli ostacolatori vengono progressivamente vissuti, risaliti e transmutati, durante le Autopoiesi Io-somatiche e in tutti gli altri momenti. In seguito, accade che non compaiano più, neanche se li si evoca o li si stimola con provocazioni, anche molto intense.

Il pensiero, l’Io-psyché sono dei descrittori, progressivamente sempre più fedeli, del vissuto sperimentato.

Essendo il processo del pensare strettamente interagente con l’Io-psyché e il campo coscienziale olistico-autopoietico, accade che si abbia sempre a disposizione la quantità di principi attivi autopoietici, necessari a farlo nascere e rinascere, a piacimento.

Soltanto il raggiungimento dello stato coscienziale punto morte interrompe questa funzionalità, disponibile al corpo fisico.

La dimensione sonno-sogno è piena di pensieri-immagini, è una funzione dell’Io-psyché che possiamo incontrare e che può esprimere qualunque contenuto sperimentabile, incontrabile, sensibile e sovrasensibile. Tutti questi contenuti possono essere espressi, proiettati dall’Io-psyché all’esterno di sé, ma la loro intensità resta memorizzata, registrata.

Il pensiero è l’Io-psyché in azione, con le facoltà a lui disponibili. Queste sono emanazione di un principio attivo autopoietico: il processo del pensare, che nasce specificamente dagli archetipi del campo coscienziale olistico-autopoietico e, in particolare, dall’archetipo Psi.

Attraverso l’esperienza ed utilizzando la sensorialità-percezione, tale processo può essere applicato ad un tema interiore ed esterno e, quindi, diventare significato convenzionale, parola attribuita a quel tema.

Spesso, è possibile partecipare-osservare che i ricercatori in formazione rivestano il processo del pensare di significati-significanti, di parole, in maniera abnorme, ossia, gli stessi termini possono assumere un significato-significante, secondo la convenzione, estremamente più grande e vasto di ciò che l’esperienza descritta implicherebbe.

Un altro aspetto che si nota è la descrizione di un momento dell’Autopoiesi Io-somatica vissuta: lo inibiscono o lo bloccano nel suo naturale fluire. In tal caso, si partecipa-osserva che, durante la verbalizzazione, interviene un altro pensiero che distrae. Si tratta di ostacolatori che vanno individuati, a partire dal punto in cui il processo del pensare-verbalizzare è generato dall’Io-psyché. Ad esempio, un blocco può avvenire, perché l’Io-psyché produce un altro pensiero con valenza, intensità istintivo-emozionale pari o più forte di quella che sta esprimendo. Tutto è sempre ricollegabile all’Io-psyché, perché è lui in azione, anche quando amplifichiamo o addirittura deliriamo nell’esposizione di un processo vissuto: è sempre l’Io-psyché che produce, utilizzando il pensiero, quel contenuto con quei significati-significanti.

Inoltre, spesso, ho assistito a pensieri, ad Io-psyché che non sapevano auto-organizzarsi, seguendo processi ritenuti logici dalla convenzione vigente, e anche mentre venivano svolti, espressi, venivano deviati, trasformati, balbettati: il linguaggio è, ovviamente, parte integrante del pensiero.

La prima causa di tutti questi disturbi ostacolanti è la non consapevolezza, da parte dell’Io-psyché, dei principi attivi, operanti nel campo coscienziale olistico-autopoietico che lo forma e da cui è espresso.

La frattura, sul piano della consapevolezza (che al livello del campo coscienziale non potrebbe essere altro che olistica), si ritrova nel fluire dei pensieri che rendono pieno ed esistente soltanto la componente sensoriale di ciò che agiscono, in un determinato momento. In mancanza della consapevolezza dei principi attivi autopoietici che tale componente sensoriale generano e che gli darebbero adeguata forza, tensegrità, l’Io-psyché produce, di solito, anche altri pensieri, che andranno ad assorbirlo, spostandolo in qualche modo dal precedente, mantenendo sempre inalterato lo stato di frattura. È questo il disturbo che, come si può intuire, può assumere svariate forme. Anche se l’Io-psyché non è consapevole del campo coscienziale olistico-autopoietico, questo continua ad irrorare, ad irradiare gli atomi, il DNA, il corpo, a riempire, nutrire di autopoiesi, nella misura in cui il processo del pensare e relativi significati-significanti, con valenza istintivo-emozionale, lo necessitano.

È l’Io-psyché stesso a determinare l’intensità istintivo-emozionale dei propri pensieri e di altri contenuti.

Proviamo ad evidenziare un altro processo.

La parola idea deriva dal greco eidon, che significa vedere, conoscere.

L’idea si differenzia dal pensiero, per specifici motivi. Il pensiero ha, come caratteristica, l’esperienza, attraverso l’utilizzo della percezione e dei sensi. L’idea nasce, invece, da percezioni, associazioni, integrazioni, astrazioni, realizzate da gruppi di pensieri-emozioni, già registrati. Si tratta, quindi, di un processo legato al pensiero, ma che nasce direttamente dalla risultante dell’interazione di più esperienze o più facilitatori e ostacolatori (…). È un processo che si realizza nella coscienza.

Quando, spostandosi continuamente da un contenuto registrato all’altro, l’Io-psyché li integra, li dissolve (…) e fa nascere continuamente idee, e le esprime, ci troviamo di fronte a processi di prolissità: ci si dilunga molto, idea dopo idea. Lo partecipo-osservo quando, dopo aver memorizzato molte esperienze, i ricercatori iniziano ad integrarle e divengono una vera e propria fabbrica di idee, di proposte. È uno dei segnali che, durante il biennio proposto dalla International Sigmasophy University, è possibile incontrare.

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