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Metabisogno pulsione olistico-autopoietica (a vivere, a conoscere, a risalire…)

Il campo coscienziale olistico-autopoietico, dopo aver creato l’atomo, lo irradia insieme alla cellula e al DNA, determinando il fatto, per cui è possibile riconoscere la trasmissibilità delle proprie funzionalità e caratteristiche genetiche, di generazione in generazione. Il fatto che sia stato possibile riconoscere il progetto, denominato selezione naturale, non annulla, ma rinforza l’esistenza di questi principi attivi autopoietici che, tenendo conto di necessità funzionali, determinano forme di evoluzione, pur sempre nascenti dai processi sovrasensibili dell’unità ecosistemica cosmica che siamo. Tutte le cellule sono costituite dalla stessa sostanza, così come gli atomi. La vita, l’inconscio autopoietico è unico, ancestralmente e archetipicamente unico. Per quanto s’intuisce, è possibile che l’Universi-parte sia in azione da sempre, anche se quella che denominiamo Terra è nata circa cinque miliardi di anni fa. Il sistema solare era condensato all’interno di un campo di forza formato da gas, da radioattività, da polveri e da tutti i campi coscienziali: la pulsione, gli archetipi e la danza autopoietici ne erano parte integrante e si muovevano insieme alla stella che, successivamente, abbiamo denominato Sole. In quel tempo (continuo presente o tempo autopoietico), tutti i processi coscienziali autopoietici erano attivi: non importa che le temperature fossero elevatissime e che i processi e i fenomeni che, lì, si verificavano fossero esplosioni di potenza impensabile, perché era quello il modo di manifestarsi della vitaautopoiesi. Essa, l’Universi-parte, si espresse attraverso meteoriti, stelle comete che si abbatterono le une contro le altre, coinvolgendo ciò che avrebbe assunto la forma dei pianeti, componenti il sistema solare. Voglio evidenziare che la vita, il campo coscienziale olistico-autopoietico era quel modo di agire dell’Universi-parte. La vita-autopoiesi era presente nell’acqua trasportata dalle comete, unitamente ai principi attivi autopoietici indicati, da cui si sono successivamente formati gli oceani. Resti di fossili batterici sono piccole prove di quell’enorme processo. Ma, non è questo il punto: la vita, la pulsione autopoietica, i processi coscienziali autopoietici sono riconoscibili, osservabili, nel cuore di ogni singolo atomo e, più profondamente, nelle dimensioni non locali ad essi collegate. Insisto: la vita, i codici autopoietici sono presenti, da sempre, nel cuore delle microstrutture, e oltre!

Che la vita-autopoiesi sia un processo molto più ampio e vasto, rispetto a quanto la scienza attuale sia in grado di dirci dipende dal fatto che, da quando la Terra divenne abitabile, è passato troppo poco tempo (secondo l’accezione convenzionale): ossia, tutte le incredibili informazioni presenti nell’atomo, nel DNA e nelle cellule non potevano nascere e costruirsi per caso e, successivamente, per necessità, e in così breve tempo.

Rispetto ai nostri riferimenti, la vita-autopoiesi, la coscienza sono processi non locali.

Per quanto si è riuscito a scoprire, la vita-autopoiesi non è di origine extraterrestre, semplicemente perché non esiste il terrestre, separato dall’Universi-parte, se non per l’Io-psyché che così, riduzionisticamente, interpreta e trasla, proietta. In ogni singolo atomo del cosmo, esistono i principi coscienziali, i geni vitali che rendono sensibile, evidente, la vita. La presenza di organismi viventi nelle comete ne è una prova. Il campo coscienziale olistico-autopoietico è la danza dell’Universi-parte che partecipa-osserva, riconosce e consapevolizza se stesso, transfinita ed in continua auto-transmutazione: assume la forma del proprio contenitore, più precisamente, lo determina e può modificarsi continuamente, in base a ciò che denominiamo le condizioni fisiche, che sono presenti in quel luogo. Una radiazione solare ultravioletta intensa non è un’energia che potrebbe distruggere forme di vita, ma è espressione dell’autopoiesi, così come le elevate temperature, o quant’altro.

La vita-autopoiesi è presente anche in precise morfologie che hanno assunto aggregazioni e disaggregazioni. Per questo, alcune forme sensibili, che sembrano essere semoventi e autonome rispetto all’Universi, di cui fanno parte integrante, possono spostarsi, colpire, precipitare in qualunque luogo dell’Universi-parte. È una forma di panspermia autopoietica, sicuramente esistente.

Avrete intuito come la tesi, secondo cui la vita avrebbe avuto bisogno di un tempo congruo per manifestarsi, sia fittizia, in quanto, come principio attivo, non ha mai smesso di essere, di esistere, di creare, d’interagire nelle diverse forme, sensibili e sovrasensibili. La vita-autopoiesi non è apparsa o scomparsa più volte, come ho sentito ipotizzare da alcuni ricercatori: essa è transfinitamente esistita.

Gli scienziati hanno elaborato leggi di natura, anche utilizzando telescopi e microscopi che, diventando sempre più potenti, hanno percepito più elementi e hanno dato più risposte. Ma, è sempre l’essere umano a servirsene e a guardare dentro al cosiddetto micro e al cosiddetto macro: lo fa, utilizzando il proprio Io-psyché e le proprie facoltà percettive che, funzionando normalmente, hanno un range che va dal rosso al viola, da 800 a 400 nanometri circa. Oltre questa percezione, si espande un transfinito mondo di radiazioni, di autopoiesi: ultravioletti, raggi X, raggi gamma, infrarosso, onde lunghe (anche per chilometri) che proseguono in dimensioni microscopiche adiacenti, non percepibili da nessuno strumento, così come il campo coscienziale olistico-autopoietico che veicola tutti i principi attivi tra cui la pulsione olistico-autopoietica a vivere, a conoscere.

Tutte le espressioni sensibili, che riconosciamo sotto il nome di chimica, fanno parte integrante di questi principi attivi autopoietici. È possibile affermare che ogni singolo elemento della manifestazione sensibile è simultaneamente un emettitore e un assorbitore di autopoiesi e, in base a quanto e a come emette e assorbe quei campi di forza, gli abbiamo attribuito diverse denominazioni: carbonio, idrogeno, ossigeno, sodio, elio e così via. C’è da intendere che i processi di emissione e di assorbimento, all’essenza, sono indistinguibili e non separati. Tutti i processi bios-chimici sono interconnessi. Per comodità espositiva, gli scienziati li scompongono, li suddividono, estrapolandone singole caratteristiche, capacità, produzioni che però vanno lette e riconosciute, percepite e sentite come processo unico. Non importa tanto registrare, analizzare gli spettri, riconoscere la forma di certi atomi o di certe molecole, quanto comprenderne la funzionalità d’insieme. Comunque, attraverso le diverse stimolazioni e le diverse tecnologie, gli scienziati hanno scoperto inequivocabilmente la presenza, in tutto il cosmo conosciuto, di ciò che chiamiamo carbonio.

Verso la fine dell’Ottocento, alcuni verificarono che un estratto di liquido di lievito, mancante di cellule, era in grado di trasformare lo zucchero in alcool. Fu una prova del fatto che la transmutazione è possibile in conseguenza di funzionalità sovrasensibili autopoietiche che lo hanno permesso. Ad esempio, le particolari capacità di associazione del carbonio sono determinate dai principi attivi autopoietici sovrasensibili, non visibili all’essere umano e agli strumenti, seppur molto sofisticati.

La bios-chimica presente nell’Universi-parte, nello spazio, prova che le sostanze organiche sono diffuse in tutta la sua superficie: la polvere interstellare ci dà prova di essere emanazione di tale campo. Quando queste particelle s’incontrano, le microstrutture in esse contenute interagiscono, formando diversi tipi di aggregati. Ciò è dovuto alla specifica azione del campo coscienziale. Se ne può dare prova matematica: esistono numerose molecole organiche extraterrestri, direbbe uno scienziato. Le componenti chimiche della vita sono semplici prodotti della bios-chimica, dell’Universi-parte e sono modulati dal campo coscienziale olistico-autopoietico. Tutto emerge da lì, dalla vita: autopoieticamente: è così. Molti ricercatori non riescono a percepirne e a riconoscerne la presenza nella sua forma sottilissima, sovrasensibile, operante all’essenza delle microstrutture, che irradia, modula, determinandone i funzionamenti e predisponendole, addirittura, per differenziazioni, aggregazioni e disaggregazioni che avverranno nel futuro.

Un allievo del fisico Harold Urey fece un esperimento, con cui si prefiggeva di verificare in quale modo delle scariche elettriche avrebbero potuto penetrare un’atmosfera priva di ossigeno e ricca di idrogeno, di metano, di ammoniaca e di acqua, caratteristica dei primi due anni della cosiddetta nascita della vita. I risultati furono di enorme interesse: il 25% circa di quell’atmosfera era stata convertita in amminoacidi e in altri composti di tipo biologico. Questo non provò l’esistenza di una condizione della Terra su cui non c’era la vita, perché altrimenti non si comprenderebbe come quell’atmosfera a-biotica, pre-biotica si sia formata. Se un elemento è privo di vita e poi, questa, per qualche singolarità, si forma, significa che è figlia di qualcuno: specifici processi olistico-autopoietici sono stati in grado di formarla! Qualunque proprietà emergente è sempre la conseguenza del sistema funzionale che la forma ed ha in sé i geni del proprio padre-madre.

Attraverso la percezione interiore diretta, l’intuito, non si riscontrano condizioni particolari della Terra e del cosmo, prima della cosiddetta presunta comparsa della vita, ma esattamente il contrario: è la materia stessa l’espansione sensibile di processi sovrasensibili, non localistici, che irradiano nell’atomo, nella cellula. Proprio l’esperimento di Urey ne è una prova. Infatti, attraverso scariche elettriche si sono prodotte le catene di amminoacidi: sono la conseguenza dell’attività di detto campo coscienziale olistico-autopoietico. Non esiste qualche cosa come la pre-bioticità: è l’elemento che si evidenzia durante le Autopoiesi olosgrafiche e di non località. In laboratorio, tutto ciò è riproducibile, perché sia lo sperimentatore che il laboratorio sono parte integrante dell’Universi-parte, del campo coscienziale, da cui sono emersi.

Quello che si evidenzia è che la manifestazione sensibile è emersa da un’azione di spontaneità autopoietica e dagli ingredienti, componenti la singolarità che forma l’Universi-parte. L’esistenza della facoltà dell’autopoiesi continua, presente nella singolarità autopoietica, non presuppone, ovviamente, l’esistenza di un Creatore, nell’accezione classica, come ci è stato suggerito da molte religioni. La singolarità autopoietica opera, ovviamente, alle radici autopoietiche archetipiche profonde dell’inconscio.

Tutte le leggi fisiche che partecipiamo-osserviamo sono parti integranti ed emanazione del campo coscienziale. Tutti i fenomeni naturali, la formazione dei pianeti, la deriva dei continenti, le maree (…) devono essere studiati con la stessa ottica, riconoscendo e vivendo gli specifici campi di forza, autopoietici e coscienziali, visibili soltanto dall’Io-psyché che, indagando se stesso, percepisce non intellettualmente gli ingredienti autopoietici. Tutta la manifestazione sensibile può funzionare grazie all’intervento di questi campi di forza autopoietici che hanno assunto forme e funzionalità che la scienza ha saputo spiegare da un determinato spazio-tempo in poi. Invito i ricercatori a non trascurare il fatto che esiste, e che è possibile misurare, una bios-chimica in ogni regione del cosmo: (gli amminoacidi, una parte costitutiva degli esseri viventi).

La bios-chimica dell’Universi-parte è ancora l’elemento grossolano di processi più sottili. Questa non rappresenta affatto il primo passo della lunghissima successione di fasi che gli scienziati stanno studiando, ma sono la porta, da cui è possibile entrare per arrivare ad esplorare la singolarità autopoietica, il campo coscienziale olistico-autopoietico. È possibile affermare che la dinamica, in base alla quale i mattoni forniti dalla bios-chimica dell’Universi-parte si sono aggregati e disaggregati, formando molecole di dimensioni maggiori, come le proteine, gli acidi nucleici, è la conseguenza diretta dell’azione degli archetipi autopoietici, presenti nel campo coscienziale. Irradiando nell’atomo, in tutte le sue microstrutture, questi hanno determinato e modulato le funzionalità vitali, visibili.

Non ho realizzato la mia ricerca, utilizzando la procedura scientifica classica, ma la Concentrazione-transmutazione autopoietica dell’Io-psyché su se stesso, fino a percepirne interiormente le funzionalità autopoietiche. Da lì, ho scoperto la possibilità di esplorazione sovrasensibile, che è difficilmente riconducibile a numero o a misura, intesi nell’accezione scientifica classica, ma che comunque mantiene le caratteristiche di ripetibilità in ogni laboratorio, come può essere la coscienza del ricercatore che, utilizzando tali strumenti di conoscenza vissuta, può, dopo un lungo training formativo, tendere ad arrivare a percepire-intuire in se stesso il mistero della vita, dell’autopoiesi, di cui è espressione.

L’esperimento è in se stessi, nella capacità di disidentificarsi dalle proprie concezioni acquisite e di entrare, attraverso lo sguardo interno e le ipersensibilità specifiche (o facoltà autopoietiche), nella funzionalità autopoietica cellulare, atomica, dove si può vivere il tutto è atomicamente e coscienzialmente legato.

Non si tratta di scoprire l’origine della vita-autopoiesi,
ma di vivere consapevolmente la vita-autopoiesi!

Tutte le leggi naturali sono parti integranti del progetto intelligentissimo, da cui emergono o si sono formate.

Durante le Autopoiesi, si può vivere e intuire l’Universi formato da parti, ben assortite, tutte in comunicazione tra loro. La rimozione di una qualunque di esse determina delle variazioni-contrasto e la perdita di quella specifica e individuata funzionalità. Tuttavia, risulta straordinario l’evento, in conseguenza del quale si producono processi autopoietici ed omeostatici che rigenerano e auto-guariscono la variazione-contrasto, trovando anche nuove espressioni, rientranti comunque in questa funzionalità complessiva e autopoietica di fondo. Non è vero che, rimuovendo una parte, si pregiudica il funzionamento del tutto, bensì soltanto della parte che si sta partecipando-osservando e che abbiamo isolato attraverso il pensiero, la convenzione: il tutto è legato continua a funzionare, secondo gli stessi criteri autopoietici. Zoommando su un sistema definito, è possibile scorgere delle differenziazioni, ma le cose cambiano, se questo è applicato al tutto.

I processi evolutivi hanno in loro gli elementi sovrasensibili profondissimi che, attraverso fasi intermedie, hanno determinato il fatto di produrre specifiche funzioni utili di quella determinata parte.

Nel campo coscienziale olistico-autopoietico, nella singolarità, esiste una forma di pulsione autopoietica, emessa dagli archetipi, che trasmette uno specifico principio attivo.

Questo ha in sé il potere d’innescare processi, come catene proteiche diverse che possono arrivare a numeri nemmeno pensabili, quali 10200 (1 seguito da 200.000 zeri). Tra l’altro, da questo lavoro di sintesi autopoietico, bios-chimico, nascono le capacità di sintesi dell’Io-psyché, che molti utilizzano, in modo riflesso.

Il principio attivo può assumere varie forme nella sua manifestazione: le diverse funzioni delle proteine, infatti, possono venire pregiudicate dalla sostituzione di un loro componente, anche se questo, all’essenza, risulta essere, comunque, azione del principio attivo. Ci troviamo di fronte a qualche cosa che lega indelebilmente, sempre, il principio attivo autopoietico, la singolarità, con la manifestazione sensibile. Nella Risalita di qualunque forma manifestazione-aggregazione, ritroviamo sempre all’opera l’autopoiesi.

Alcune fasi evolutive assumono specifiche funzionalità che sembrano mostrare come sia possibile non aver bisogno di un principio ordinatore sovrasensibile. Anche in questo caso, possiamo affermare che, pur partecipando-osservando che dette fasi sembrano nascere in quel momento e per quel punto di partecipazione-osservazione, sono collegate e interagenti con la funzionalità complessiva dell’Universi parte.

Tutto ciò costituisce la pulsione autopoietica a vivere, a conoscere, a risalire che ritroviamo come metabisogno autopoietico, nell’Io-psyché dell’Universi-parte, in noi stessi. La Sigmasophy Theory of Everything è la descrizione sostanziale di questo metabisogno autopoietico.

Approfondiamone, ora, altre componenti fondamentali:

  1. la danza e la musica autopoietiche
  2. il padre-madre e l’androginia autopoietica sigmasofica
  3. il cuore
  4. la testa-sistema nervoso
  5. significati-significanti sensibili dell’archetipo C.A.
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