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L’ORGASMO OLISTICO-AUTOPOIETICO
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L’ORGASMO OLISTICO-AUTOPOIETICO

L’orgasmo, dal greco, orgao che significa

sono intimamente agitato, sono in preda al desiderio.

Dal sancrito urg’as che significa esuberanza di forze, d’energia. Ma anche da varg che significa movimento, azione. O da orgḗ che significa indole, ira, passione’. È utilizzato anche con il significato di

suprema tensione.

Integrando i diversi significati etimologici che hanno trovato riscontri nel vissuto diretto, si ottiene:

è l’Io-soma dell’essere umano che evidenzia movimento e azione molto intensi riguardanti l’intimo, l’interiorità profonda. È collegato al desiderio che, a sua volta, è evidenza dei bisogni e dei meta-bisogni producibili. Include l’istinto-emozione e quindi la passione, un insieme che produce suprema tensione per l’esuberanza della forze, delle energie in azione. La pratica operativa della Sigmasofia ci ha consentito di vivere innovativi stati psico-somatici che trascendono e si emancipano dal piacere quali,

la beatitudine, l’instasi-estasi e il

rivoluzionario stato E.C.A.

(Entanglement Coscienziale Autopoietico traducibile come,

stato di fusionalità integrale –con l’altro e l’ambiente- consapevole).

Quindi il cultore della Sigmasofia e della Sessualità della Conoscenza (S.d.C.), in primis, attraverso la formazione vissuta a se stesso, tenta di raggiungere e di vivere, consapevolmente, gli stati indicati, perché è consapevole che se li immette in circolo, a sostegno dell’azione quotidiana, può

potenziare straordinariamente l’esuberanza dell’orgasmo normalmente in azione:

è l’orgasmo olistico-autopoietico.

L’orgasmo olistico-autopoietico dell’essere umano nasce, quindi, da uno stato psicosomatico esteso (olistico), consapevolizzato; vissuto che, se immesso in circolo, evidenzia il potenziamento dell’eccitazione sessuale che, oltre agli organi sessuali, coinvolge l’intero corpo fisico (e altro). Quanto appena indicato nel corpo è riconoscibile come, creazioni di intensità psico-neuro-muscolari volontarie e involontarie, sensibili e sovrasensibili, localistiche e non locali il cui esito può essere:

  • nell’uomo, l’eiaculazione, che utilizza per fecondare e/o non eiaculando, per produrre la trascendenza del riduzionistico piacere sensoriale ossia la beatitudine, l’instasi-estasi, lo stato E.C.A. ( e altro);
  • nella donna l’esito può evidenziarsi nelle contrazioni perivaginali che possono produrre la naturale produzione escretoria detta anche eiaculazione femminile, orgasmi multipli, la trascendenza del riduzionistico piacere sensoriale ossia la beatitudine, l’instasi-estasi, lo stato E.C.A. ( e altro);

Il motivo per cui durante la pratica della S.d.C. si vivono autopoiesi olosgrafiche (particolari meditazioni dinamiche) utili a risvegliare la propria avanguardia di consapevolezza olistica è quello di tentare di porre in remissione il riduzionistico piacere sensoriale appena indicato.

L’intensità dello stato di beatitudine, di instasi-estasi e dello stato E.C.A. determinano la condizione di iper-lucidità e olos-presenza durante la pratica della S.d.C. che pongono in remissione il tipico, leggero torpore-sonnolenza dovuto al solo lasciarsi andare (senza consapevolezza) che nasce durante la pratica della sessualità riduzionista, quella relegata al solo piacere. Il rilassamento è integrale e la remissione del torpore-sonnolenza lascia spazio al vissuto della

veglia-sognante

ossia la

produzione della fase REM in stato di veglia,

dovuta allo stato di espansione psichica e al rilascio delle endorfine.

Nella S.d.C., prevalentemente, si tende a non produrre eiaculazione per i seguenti motivi:

  • raggiungendo lo stato di instasi–estasi ed E.C.A., l’intensità di piacere è enormemente maggiore rispetto a quella che è possibile vivere producendo semplici picchi di piacere. Non emettendo il liquido seminale si attiva meno l’epididimo che serve per rigenerare il seme eiaculato, in quanto ricostituire il seme richiede un dispendio di forze ed energie che coinvolge l’intero Io-soma.
  • le contrazioni della prostata, dell’uretra e dei muscoli sono gestite e controllate attraverso l’utilizzo dell’autopoiesi olosgrafica denominata, respirazione olistico-autopoietica e la modulazione consapevole della velocità del ritmo coitale.

Permettono maggiore auto-consapevolezza e conoscenza due ore di beatitudine-instasi-estasi-E.C.A. (se realmente raggiunti) rispetto ai 3-10 secondi della durata dell’orgasmo riduzionista che produce, appunto, il solo piacere.

Tale gestione meditativa dinamica è fondamentale per

non produrre il cosiddetto periodo refrattario

(durante il quale non si possono produrre picchi di piacere e men che meno eiaculazione).

La non eiaculazione è l’antidoto al periodo refrattario

e la pratica della S.d.C. può, per questo motivo, durare anche molte ore.

La pratica, seria, della S.d.C. richiede, di fatto, molte ore a disposizione (comprendo che per gli stili di vita di questo tempo, spesso, non è possibile disporre di quel tempo e quindi, per così dire, nulla osta alla produzione del solo orgasmo riduzionista.

La non produzione del periodo refrattario stimola, inoltre, la ghiandola pituitaria e le sue funzioni. Tutto ciò serve a non localizzare il piacere sul solo organo genitale, ma all’integralità del corpo fisico e, soprattutto, alle sue estensioni non localistiche.

Alcune considerazioni sull’orgasmo della donna:

  • l’orgasmo riduzionista cosiddetto clitorideo, di fatto, integra quello cosiddetto vaginale (non sono due picchi di piacere diversi).
  • Essendo un organo sensibilissimo, la clitoride può essere stimolata, in primis, da dentro, attraverso la pratica di specifiche autopoiesi olosgrafiche che va sempre abbinata, simultaneamente, al contatto con il corpo del partner, o alla manipolazione o al cunnilingus.
  • Durante il passaggio dallo stato di piacere riduzionista allo stato di beatitudine, accade che la donna produca del fluido (o eiaculazione femminile) secreto dalle ghiandole di Skene (localizzate in prossimità del meato uretrale). Qui c’è da dire che la corretta pratica della S.d.C. può riattivare tali ghiandole nelle donne che per specifici motivi le hanno rese atrofiche e quindi ri-attivare la possibilità di produzione di orgasmi multipli.

Durante la S.d.C. si procede sulla lama del rasoio (il plateau), con movimenti gestiti che si posizionano immediatamente al di sotto, dell’innesco della muscolatura involontaria che sfocia nell’orgasmo riduzionista. Ogni qualvolta si arriva in prossimità del plateau si procede con il rallentamento del ritmo coitale, con l’estensione della respirazione olistico-autopoietica, allo scopo di distribuire quell’intensa sensazione di piacere, su tutta la superficie dei corpi di entrambi. Tale operazione dovrà essere naturalmente ripetuta, più e più volte, con l’intento di distribuire le intensità di piacere in circolo, come se si dovesse, progressivamente, riempire l’intero corpo, ma senza mai produrre l’orgasmo riduzionista. Ciò determina il potenziamento delle sensazioni di piacere che si sentiranno distribuite su tutto il corpo fisico e non soltanto sugli organi genitali: tale operazione innesca l’antidoto al periodo refrattario oltre che nell’uomo anche nella donna (che normalmente non ne ha, ma in taluni casi, per periodi brevi, talvolta, può averne). Tale distribuzione di piacere su tutto il corpo fisico e intensificata (dalla ripetizione), coincide con il vissuto che denominiamo: beatitudine (di solito tale raggiungimento può essere, da parte della donna, preceduto da orgasmi riduzionisti prodotti in successione, i cosiddetti orgasmi multipli e da parte dell’uomo da stati di brama ad eiaculare –da gestire-). Se i praticanti la S.d.C. riescono a portare tale intensità sulla lama del rasoio –plateau- del corpo fisico (nello stesso modo di come lo si sente sul solo pene-vagina), e se riescono a sentire l’intero proprio corpo come se volesse eiaculare da ogni singola cellula (le intensità di piacere da dentro premono), ebbene, proprio in quella sensazione estesa, riconosciamo lo stato psico-somatico di instasi (lo si distingue dallo stato di beatitudine, per il fatto che in presenza dell’instasi di li a poco il corpo eiaculerà istintivo-emozionalmente verso l’esterno, l’estasi). Lo stato di instasi –di plateau esteso a tutto il corpo- dura pochi secondi. Raggiunta l’instasi si è prossimi, quindi, ad un vissuto molto delicato: i due praticanti la S.d.C., lasciandosi andare integralmente, dovranno per determinazione interiore, per intenzionalità, praticare l’autopoiesi olosgrafica dell’espansione (mentalmente), se ciò riesce, si produce l’espansione, si sente una radiazione istintivo-emozionale, dell’aggredior (intensissimo) che fuoriesce dal corpo fisico (allo stesso modo di come lo fa il calore emesso dal corpo fisico), è lo stato d’estasi (dal greco ex-stasis che significa essere fuori), ci si sente espansi, estesi, oltre il corpo fisico. Raggiunto questo stato, i ricercatori, progressivamente, con movimenti simultanei, potenziano lo stato di fusionalità tra i corpi (si visualizza insieme, si sincronizzano i movimenti, si pone in remissione la percezione dei confini dei propri corpi, la respirazione autopoietica è simultanea, il battito cardiaco è evidente e sincrono…), è la condizione di consapevolezza psicosomatica dalla quale si possono percepire, insights intuitivi di stato E.C.A. di Entanglement Coscienziale Autopoietico. La sensazione è quella di sentirsi de-localizzati (estasi), espansi estesi in stato di non separazione con ogni cosa, che coincide con la scoperta rivoluzionaria che l’Io-psyché dell’essere umano è la parte evidente di un campo coscienziale esteso, esattamente come lo è un’onda (psyché) con l’oceano (campo coscienziale) che la produce. E’ utile partecipare-osservare che il campo coscienziale olistico-autopoietico che sto trattando è parte integrante dei più conosciuti campi elettro-magnetico, elettrodebole, atomico-nucleare, gravitazionale, morfo-genetico.

Alla luce di quanto esposto, è necessario dire che il praticante della S.d. C. deve essere coscienzialmente predisposto a tale pratica. Ciò significa che è necessario assumere la formazione dell’Io-psyché a se stesso, per lunghi anni, in cui è fondamentale il vissuto diretto e la transmutazione delle diverse difese psicosomatiche producibili. È necessario, inoltre, che il praticante conosca e sappia gestire, attraverso il vissuto diretto, l’intero campo istintivo-emozionale. Tale preparazione, se realmente raggiunta, consente al ricercatore di essere Io-somaticamente predisposto a quella pratica.

 


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