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DEL CONDIZIONAMENTO MONDIALE E DI COME MI SONO LIBERATO
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DEL CONDIZIONAMENTO MONDIALE E DI COME MI SONO LIBERATO

Mi è possibile affermare che come libero ricercatore sulla coscienza, ho assunto e ho saputo formarmi (con molte difficoltà), visceralmente, a me stesso attraverso modalità operative che, successivamente, denominai pedagogia-psicagogia olistico-autopoietica, e che proposi attraverso la International Sigmasophy University, ho

evidenziato nell’azione principi attivi di auto-determinazione-realizzazione, di auto-organizzazione, di auto-rigenerazione-guarigione, omeostatici e di conoscenza,

in grado di

farmi porre in remissione ogni tipo e forma di condizionamento e di delega.

In qualità di fondatore della Sigmasofia, assumo, ormai da più di venti anni, la produzione diretta dell’essere complemento di me stesso, soprattutto in riferimento alla conoscenza e alla coscienza olistico autopoietica, vissuta. Si tratta di prese di consapevolezza che divennero una delle basi fondamentali, utilizzate dalla Via di conoscenza Sigmasofia.

I processi e gli stati di consapevolezza, che vivo, continuano a potenziarsi. Il mio messaggio è:

sono tecnicamente in grado di produrre stati olistici di coscienza e ho motivo di ritenere che ogni essere umano potrebbe veicolare tali consapevolezze.

Dopo più di trent’anni di forgiatura vissuta di me stesso posso affermare che

sono riuscito a trascendere e a porre,

definitivamente, in remissione

i condizionamenti. Mi sono liberato del loro peso

(il processo è durato molti anni di duro lavoro).

La prevalenza delle azioni che assumo di agire è ispirata da tale trascendenza.

Ciò che è al di fuori di me ed anche se fosse appositamente costruito per condizionare è da me considerato

archeologia psichica e irrilevante!

Sono, però, consapevole che in molti Io-psyché tali condizionamenti trovano (inevitabilmente) risonanze: per questi motivi, a tali esseri umani propongo

la formazione all’auto-consapevolezza che deriva dalla formazione vissuta a se stessi

(non importa con quale scuola o via di conoscenza, purché funzioni!).

Io, allo stato della mia ricerca, sono certissimo

di non essere identificato in nessun modello stereotipato precostituito

e la questione del possesso l’ho posta in remissione da moltissimi anni. Ho vissuto che finalità, come la felicità, sono superate da altre avanguardie che la includono.

Utilizzando l’Io-psyché assumo di creare o di orientarmi verso la creatività (creazione) di ciò che, come consapevolezza raggiunta, indipendentemente dagli stimoli esterni di chiunque,

assumo di voler creare.

Quindi, produco, agisco, ciò che, in anni di auto-formazione, ho saputo raggiungere come auto-consapevolezza. Quando qualcuno, Super Organismi, poteri economici, politici, religiosi e similia, hanno proposto condizionamenti (panem) et circenses, presentandoli come fatti auspicabili, semplicemente li ho lasciati identificati in quel loro tentativo, senza consentirgli di scalfire, o di suscitare reazioni incontrollate e non gestite nel mio Io-psyché. Il cibo, me lo auto-determino e addirittura potrei (in taluni elementi) auto-costruirlo e, seppure utilizzo il cibo esistente nei supermercati (e similia), questo non intacca minimamente l’auto-consapevolezza che ho raggiunto. Partecipo e creo le mie consapevolezze! Non si tratta nemmeno di scelte, ma di concretizzazione di quanto faticosamente raggiunto attraverso la formazione a me stesso, con buona pace della presunta società democratica, che ho, inequivocabilmente, saputo riconoscere come processo obsoleto e anacronistico.

Il mio Io-psyché può tecnicamente (in se stesso) porre in remissione (e lo fa!) il concetto di democrazia. Infatti, il termine deriva dal greco demos che significa popolo e cràtos, che significa potere, quindi potere del popolo: disponendo il popolo di Io-psyché per produrre potere, se si seguissero gli assunti democratici, nei fatti, si dovrebbe ascoltare ciò che l’Io-psyché del popolo dice, ma ciò semplicemente non accade.

Il metodo democratico non fa parlare il popolo, ma pochi eletti dal popolo

(quando le leggi elettorali non sono, come in Italia, delle palesi truffe!).

Sono certo che esprimere un voto non significa affatto esprimere il potere del popolo, in quanto quest’ultimo dovrebbe essere la sommatoria e proprietà emergente del potere reale di ognuno, andando così a formare quello complessivo. Il potere di ognuno non si esprime con il solo atto del voto e con pochissimi altri, spesso del tutto ininfluenti. Per ovviare a tale truffa, ho organizzato il principio di autonomia fusionale autopoietica, per cui io stesso (ma anche ogni ricercatore) posso esprimere, integralmente, la mia identità (potere reale), senza condizioni (autonomia), nella consapevolezza di essere parte di un’unità (l’ecosistema, la natura complessiva…), inscindibile (fusionale), in modo auto-creato, secondo la mia auto-determinazione (autopoietico). E sono certo che tale condizione, continuamente espressa, assunta, non può essere fatta fuori o resa innocua. In base alla mia esperienza diretta, posso affermare senza timore di essere smentito che, nella prevalenza dei casi, le Istituzioni democratiche si sono dimostrate decisamente avverse all’azione che propongo: hanno bloccato quasi tutto della mia azione di volontariato, auto-gestita e auto-finanziata, ma, nei fatti, non hanno nemmeno scalfito, né direttamente né indirettamente, l’autoconsapevolezza descritta che, semplicemente, procede nella mia azione bios-etica autopoietica. Nessuno mi teleguida l’assunzione di autonomia fusionale autopoietica, altrimenti non sarebbe tale. Tali miei raggiungimenti non possono essere oggetto di manovre, né dirette né indirette, da parte di chicchessia, per il semplice fatto che tale autonomia fusionale punta diretta verso i vissuti consapevoli della non località ossia ciò che faccio ricadere, consapevolmente, nell’azione quotidiana, processo che, per proprie esigenze intrinseche, non può seguire regole precostituite.

Ciò che genera, che attua un movimento di qualunque natura è la sommatoria più proprietà emergente che gli Io-psyché che ne fanno parte, mettono in essere. Molti Io-psyché costituiscono associazioni, movimenti, gruppi, super-organismi, lobbies, con finalità di potere condizionante o di vantaggio economico-politico. Tale modalità non è una caratteristica attribuibile ad un gruppo di potere, ma sono proprie dell’Io-psyché non autoconsapevole, che quel gruppo forma: si tratta di prodotti dell’Io-psyché localistico auto-referenziale, che non ha vissuto il tutto atomicamente e coscienzialmente legato, lo stato di entanglement, e proietta tale propria scissione dall’innato ecologico, di cui è evidenza. Si auto-divide da se stesso da ciò che realmente è nella propria componente innata, naturale che ha estensioni nel non localistico, ossia che è parte-Universi e si individua soltanto nella parte, proiettando che, anche per altri, le cose stanno in quel modo. Essendomi riconosciuto come parte inscindibile (per entanglement) da Universi riesco tecnicamente ad includere in me stesso quella parte di me che è l’altro (micro-strutturalmente e coscienzialmente, di fatto, è così). Tale stato olistico-autopoietico di coscienza include, contiene e pone in remissione la produzione della paura: l’altro non è diverso, ignoto, ma lo vivo esattamente il mio corpo fisico vive il proprio arto, ossia in modo non scisso da me. Per questi motivi, quando gruppi di potere somministrano, proiettano quei condizionamenti repressivi, comprendo immediatamente quella discrasia e, per quanto a me possibile, tento di dar loro un aiuto indirettamente con l’azione bios-etica autopoietica che comunque agisco e, ove ci fosse esplicita richiesta di aiuto, anche direttamente. Quando li vedo agire con quei tentativi grossolani di esportare, imporre democrazie, condizionamenti (…) mi appaiono come se il dito mignolo tentasse un colpo di stato sul corpo che lo veicola e in cui agisce.

Al momento la mia consapevolezza mi evidenzia che “a tutto penso meno che a dominare un gruppo di persone (ma mi è stato attribuito più volte)! So con inequivocabile certezza che non ho bisogno di dominare un processo, di cui sono parte integrante e che micro-strutturalmente e coscienzialmente già vive simultaneamente in me e con l’insieme. Ovviamente, sono consapevole che lo stato acquisito culturale di moltissimi è differente da questo che sto indicando, il che non esclude il fatto che, a livello micro strutturale e coscienziale innato, tutti formiamo un unico corpo inscindibile. È stato dimostrato che questo ha delle implicazioni straordinarie: si tratta di riallineare l’Io-psyché localistico che, ancora non ha preso coscienza di ciò e di rendersi conto che anche lui è evidenza dello stesso campo coscienziale locale e non locale, di cui ogni parte-Universi è evidenza. La formazione che propongo, se realmente vissuta, evidenzia, inequivocabilmente, la remissione dell’ostacolatore paura e dolore, entrambi derivati della paura del punto morte. L’applicazione dei principi attivi, della profilassi olistico-autopoietica fino ad oggi ha potenziato enormemente la mia capacità di autorigenerazione-guarigione: le estensioni non locali coscienziali mi instillano fiducia nella ricerca e mi comunicano che c’è qualche cosa da scoprire, da vivere, dandomi certezze sul futuro, verso l’assunzione integrale del continuo presente.

Questo è il sublime gioco dell’auto-formazione vissuta a me stesso, che progressivamente ha posto in remissione l’ostacolatore condizionamento, evidenziando in me processi di decrescita economica, di riduzione di utilizzo di sovrastrutture e, perché no, eliminando (quando ci riesco) l’assurdo sistema dell’indebitamento (…).

So che la vita si auto-organizza e che non posso far altro che procedere verso la soddisfazione dei miei metabisogni e bisogni-desideri. Anche se li riduco all’essenziale funzionale, devo soddisfarli: assumo con continuità di essere complemento di me stesso. Procedo verso tale assunzione, non preoccupandomi troppo di inevitabili contraddizioni a cui, talvolta, sono costretto: sono inevitabili, perché tutto è organizzato in base al socio-politico-culturale-convenzionale di questo tempo e io sono perfettamente organizzato per olos-direzionarmi non in questo cono di luce, ma altrove. Tuttavia, detto questo, l’azione che assumo integralmente è quella indicata, il che può (talvolta) modificare e orientare chi la incontra e la assume.

Semplicemente, sono olistico-autopoieticamente libero e mi sono autodeterminato, per porre in remissione le mie dualità, i miei opposti-complementari, enantiodromie, amori-odi, bene-male, vita-morte e così via, andando a vivere ciò che generava in me questi opposti-complementari. Chiunque sia non potrà mai trarre giovamento da me, in conseguenza di ingenui tentativi di condizionarmi.

Utilizzo il condizionamento come spinta verso il suo superamento e, pur tenendo conto di tale fattore, procedo agendo all’opposto: traggo forza dalla coscienza della cellula, dell’atomo e dai vissuti innati della non località. Non devo salvarmi da alcunché, ma assumo di conoscere le estensioni non locali, transfinite del campo coscienziale olistico autopoietico, di cui sono evidenza, essendo in grado di contenere, di gestire quei condizionamenti che pure ci sono, agiscono. Conosco la posta in gioco:

vivo, riconosco, che ci sono intere regioni dell’entanglement micro-particellare e coscienziale ancora da consapevolizzare, sia nell’interiorità che all’esterno.

Per me, termini come cittadino medio non hanno alcun senso e significato, in quanto esiste l’Io-psyché di ognuno che può decidere di auto-conoscersi o meno: durante la formazione, creo le condizioni perché possa farlo e trarre consapevolezza da me stesso: quella che avrò saputo raggiungere sarà ciò che mi individuerà, per cui non diverrò medio, diverrò ciò che ho riconosciuto di essere.

Quando, attraverso il vissuto diretto, ho consapevolizzato alcuni processi innati che mi compongono non ho trovato dicotomie, dualità, ma funzionalità coerenti: dal concepimento al punto nascita, la natura non perde colpi, ha saputo esattamente come costruire il mio feto, il mio corpo e lo ha saputo fare con precisione straordinaria. Quando, con l’Io-psyché mi immergo fusionalmente in tale vita-autopoiesi, scopro campi coesi e coerenti, non dicotomie, non opposti-complementari, tutti processi che sono nati in me successivamente dopo, per cause noetiche acquisite. Non ho trovato né il bello né il brutto, né il buono né il cattivo, ma funzionalità di creazione all’opera e meno aggettivi ho dato loro e meglio le ho riconosciute.

Non ho trovato tensione armonica, bensì creazione armonica e continua e questo in tutto l’Universi, di cui sono parte che sono riuscito a consapevolizzare.

Attraverso l’Io-psyché, sono Io stesso che ho potuto consapevolizzare tali funzionalità innate e, quando è stato possibile, gestirle: nessuno dall’esterno avrebbe potuto fare questo lavoro al mio posto, perché il meccanismo non funziona in quel modo. Nessun modello comportamentale può essermi tecnicamente imposto. Un esempio: durante uno dei processi giudiziari che ho subito, dovuti all’affermazione dei modelli olistici indicati che la società, il potere non hanno condiviso, ho assunto la pratica di meditazioni dinamiche durante il processo e ho creato la condizione per divulgare la Maieutica Sigmasofica, incredibilmente con ottimo successo! Trattandosi di consapevolezze che veicolo alla radice del mio Io-psyché, nessuno può condizionarle, anche in carcere potrei posizionare il mio Io-psyché su se stesso ed esplorarlo per trarne in-formazioni. l’Io-psyché ha comunque gli strumenti per sorridere olisticamente e proseguire nella propria azione. Punto, stop, con buona pace degli Io-psyché che perdono tempo a illudersi di poter condizionarmi.

Con il mio Io-psyché riconosco e vivo valori in me stesso e, riconoscendomi come Universi-parte, non divengo solidale con parti di me (l’altro), ma applico su quelle parti i principi attivi autopoietici di auto-determinazione-realizzazione, auto-rigenerazione-guarigione omeostatici di conoscenza, assestandomi e somministrando mete perfettamente raggiungibili, auto-rendendomi libero e veicolante potere reale. Sono consapevole che le facoltà olistico-autopoietiche risiedono alla radice del mio Io-psyché (e ovviamente di ognuno) e che più percepisco, più i miei eventuali stati di scissione, di separazione dall’Universi-parte vanno in remissione. Ho riconosciuto che non esiste un livello mentale delle masse di persone, ma stati di autoconsapevolezza producibili da ogni Io-psyché e soltanto da lui, in se stesso, direttamente misurabili (che può associare ad altri). Ora sono consapevole che il campo-istintivo-emozionale che muove in me è lì, nelle mie disponibilità: voglio comunicare che tale campo non può essere condizionato da in-formazioni di massa, in quanto è innato e funziona, a prescindere. Non faccio coincidere il mio campo istintivo-emozionale con il significato-significante che gli attribuisco: il mio campo istintivo-emozionale è come il mio sangue nel mio corpo, presente in una determinata quantità e ha funzionalità innate. In seguito (per lunghi periodi), il mio acquisito lo ha interpretato come bello, brutto, impressionante o attraente, aggettivi che non hanno nulla a che fare con le funzionalità innate in conseguenza delle quali il campo istintivo-emozionale è stato prodotto.

Il campo istintivo-emozionale e aggredior è una delle disponibilità del mio Io-psyché e la natura me lo ha fornito per produrre i miei metabisogni (mangiare, bere, dormire, respirare, congiungersi, pulsione a vivere). Quando uno di questi non viene soddisfatto per un lungo tempo, il campo produce maggiore aggredior, per segnalarmi che il metabisogno deve essere soddisfatto e, ove non assumessi di farlo, se necessario, crescerebbe fino a produrre il punto morte del corpo.

L’in-formazione e la controinformazione sono prodotti dell’Io-psyché ed i contenuti dipendono dalla sua formazione a se stesso; non si tratta di credere all’una o all’altra, bensì semplicemente di produrre autoconsapevolezza e, da quel luogo, produrre in-formazione olistico-autopoietica, quella che non ha nulla a che vedere con l’omologazione o con la contro-informazione, ma che si evidenzia da processi innati.

Non si tratta tanto di discernere, quanto di partecipare-osservare che quella consapevolezza includa e partecipi in altri modi le questioni segnalate.

Se si ha la consapevolezza delle funzionalità descritte, è semplice comprendere all’interno dell’In-formazione, se gli assunti siano simmetrici e in fase con l’innato, con l’ecologico, non locale e se l’applicazione sensorio-percettiva ne sia emanazione: è uno dei riferimenti possibili che non risentono di speculazioni, anche proiettive dell’acquisito, identificato in se stesso, localisticamente autoreferenziale.

Il campo coscienziale olistico-autopoietico non ha bisogno di nutrimento, perché è esso stesso ciò che nutre e con la sua manifestazione acquisita (l’Io-psyché) non dobbiamo fare altro che prenderne consapevolezza.

La sostanza, la forma sono produzioni di tale campo e, se se ne conoscono i principi attivi che formano tutto ciò, divengono gestibili, riconoscibili. La consapevolezza del campo coscienziale non oscura, anzi essa ha il potere di illuminare ciò che crea, che percepisce. E’ l’essenza che vivifica, che genera le forme che ovviamente vanno risalite e transmutate, fino alla scaturigine.

Da anni, proponiamo l’antidoto che pone in remissione stereotipi, coazioni a ripetere, adottando semplicemente una delle caratteristiche fondamentali disponibili all’Io: la creazione. Per creare, è necessario che il campo istintivo-emozionale sia perfettamente stato vissuto, riconosciuto ed emesso come forza a sostegno dell’azione, attraverso tutto, tranne con forme di suggestione non consapevole. Quando creiamo scienza, filosofia, politica (…), lo facciamo ispirati dall’ecologico innato, raggiunto dopo una determinata formazione, la stessa che gestisce la materialità.

Il raggiungimento vissuto dell’intelligenza olistico-autopoietica è ciò che permette di produrre creazione consapevole dell’essenza delle cose: la si riconosce come fonte ispiratrice, il sophos innato. La coscienza olistico-autopoietica, di cui sto parlando, non ha nulla a che vedere con il cuore da solo, ma lo include insieme a qualunque altro processo, con il potere di porre in remissione (ma anche di non generare) condizionamenti, sovrastrutture, ostacolatori, giudizi, moralismi ecc.. I principi attivi olistico-autopoietici, che compongono la coscienza olistica, generano la remissione dei rapporti, della relazione, di individualità, identità contrapposte ad altre, come in una grande orchestra la sinfonia è un unico suono compatto: è l’Universi in azione, l’Uno, l’Olos, l’indissolubilità che veicoliamo alla radice di noi stessi, l’Universi-parte transfinito.

Abbiamo verificato che è proprio il vissuto consapevole di essere coscienza olistico-autopoietica, anche nella sua densificazione somatica a determinare riallineamenti immediati delle microstrutture del DNA che spesso sono interferiti da proiezioni di stati identificativi acquisiti. Tale operazione non ha nulla a che vedere con l’amore o con l’odio, che sono semplicemente due opposti complementari da risalire e da transmutare, per raggiungere la coscienza tecnicamente in grado di produrli.

Vivere consapevolmente di essere Universi-parte e non parte-Universi è uno degli stati riconoscibili dalla formazione Sigmasofica. Lo schema corporeo dell’Universi-parte, ovviamente, è strutturalmente indefinibile: essendo esso transfinito, include parti come il sistema nervoso e cerebrale, il cuore, l’Io-psyché acquisito che utilizza, unitamente ad altre funzioni, per riconoscersi quale, libero ricercatore sulla coscienza in continua formazione a se stesso, per auto-liberarsi.

La formazione a se stessi non può limitarsi al solo ambito meditativo, inteso nell’accezione ordinaria, tradizionale. Reintegrare l’Io-soma-autopoiesi in modo integrale richiede vissuti che lo inglobino in un unico processo funzionale, non scisso, di cui anche l’ambiente, le parti-Universi sono parte integrante. Come si intuisce, tale lavoro auto-formativo è molto complesso e lungo da realizzare: di base, ci vogliono molti anni e non è mai finito, essendo l’Universi-parte transfinito.

La sperimentazione ci dimostra che non esiste un centro rispetto ad una periferia, se non per l’interpretazione che se ne fa. L’unico processo, riconoscibile come centro, è la coscienza olistica che, peraltro, si presenta come un campo olos-direzionalmente transfinito, che non consente di riconoscere un centro, in quanto ogni luogo è il centro e, ripeto, non rispetto ad una periferia.

Di fatto, tale reintegrazione ci consente di essere conoscitori di noi stessi, di creare consapevolezza e soluzioni esistenziali.

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