È lo strumento disponibile all’Io-psyché per la percezione sensibile delle vibrazioni, generate da una sorgente sonora. L’Io-psyché irradia i meccanocettori fino a renderli sensibili a tutti i tipi di vibrazioni (anche se, per alcune di queste, non siamo abbastanza allenati a percepirle).
L’orecchio è irradiato e pronto a risuonare, di solito, soltanto in presenza di onde sonore di una determinata ampiezza e frequenza. Dall’ampiezza, dipende il fenomeno del suono forte o debole, dalla frequenza, del basso o dell’acuto. A queste caratteristiche, se ne possono sovrapporre altre che caratterizzano il timbro (vibrazioni secondarie).
Normalmente, il range dell’udito va dai 16 ai 22.000 Hz circa. Si è dimostrato che, attraverso un allenamento adeguato, possono prodursi e sentirsi ultrasuoni e infrasuoni. Le forze autopoietiche, irradiate dal campo coscienziale olistico-autopoietico e dal DNA, hanno prodotto una morfologia adeguata a produrre, ad ascoltare quelle particolari sonorità. Nell’orecchio interno, troviamo la chiocciola che consente all’Io-psyché di tradurre continuamente l’onda sonora in impulso nervoso. Anche in questo caso, l’orecchio è continuamente irradiato da suoni ed è grazie a questi principi attivi autopoietici che può risuonare e riconoscerli. È come se producesse continuamente un suono bianco. Il terzo modo di sentire (così come il terzo modo di vedere o visione olistico-autopoietica) dipende dal livello di penetrazione, di esplorazione consapevole che l’Io-psyché ha saputo agire di se stesso, cioè da quanto ha saputo raggiungere dell’autopoietico, del tutto è legato, permettendo il potenziamento, fino all’ipersensibilità, all’espansione che può determinare una maggiore irradiazione di pulsione autopoietica, di principi attivi e, quindi, di campo istintivo-emozionale.
Infatti, non producendo più quella tensione e sensibilità, al punto morte, la percezione, all’interno di quel corpo, scompare.
Il suono è parte integrante della manifestazione sensibile, nascente dal sovrasensibile e l’udito è uno dei sensi che si manifesta e che lo percepisce nel suo range esteso, sensibile e sovrasensibile. Raggiungere la percezione del suono sovrasensibile, anche per questo senso, significa potenziare le facoltà disponibili all’Io-psyché: udire il battito cardiaco, il flusso del sangue mentre circola, udire il suono emesso dalle cellule mentre funzionano, degli atomi e delle microparticelle mentre si muovono e oltre, fino alla percezione di suoni sovrasensibile, non locali, i suoni dell’Universi-parte interiori ed esterni un campo unico. Si tratta di uno dei mezzi, utilizzati dall’Io-psyché per riconoscere l’esistente. Il processo del pensare può essere espresso attraverso la parola e questa può raggiungere l’orecchio, l’udito. Portiamo ciò che è dentro il nostro Io-psyché dentro un altro. In base a come risuoniamo alle parole che udiamo ci possiamo individuare in un modo o in un altro, ma è anche possibile non risuonare non reagire al suono emesso da altri e proseguire nella propria azione. Presso la I.S.U., formiamo i ricercatori all’ampliamento della percezione dell’udito, oltre i ventiduemila hz, ossia gli ultrasuoni e al di sotto dei sedici hz, gli infrasuoni, forgiando progressivamente l’Io-soma attraverso l’Arte marziale interiore e il Pancrazio. In tale progressione, saper ascoltare il silenzio-suono emesso dai propri organi segna un passaggio percettivo uditivo fondamentale, fino a percepire i silenzi-suoni, esistenti nella non località, nel campo coscienziale olistico-autopoietico. Il suono olistico-autopoietico è la fonte della rivelazione intuitiva e sincronica che si può consapevolizzare sul piano sensorio-percettivo. In quegli stati estesi di coscienza, legati a quello che possiamo definire il terzo orecchio, inteso comunque come processo uditivo, inscindibile dal naturale e sensoriale udire, si vive che l’ente che ascolta è tutto l’Io-soma è. Quando l’Io-psyché amplia le proprie facoltà sensoriali ed entra nell’ipersensorialità o facoltà olistico-autopoietiche, si rivelano percezioni simultanee tra l’Io-psyché e quella parte di se stesso che sono gli altri: si procede al riconoscimento del senso del cosiddetto gruppo. Tale capacità percettiva, per così dire, di gruppo, di azione sentita simultanea è propedeutica al riconoscimento dei suoni estesi che iniziano a coinvolgere anche l’ambiente e infine l’ontos, il sophos, il logos il Kraino, l’Universi, i principi attivi dell’esistere:
l’Universi uditivo è nella parte uditiva, la parte uditiva è nell’Universi uditivo.