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LA TRADIZIONE GRECA

nulla di troppo

ottima è la misura

non desiderare l’impossibile

Edizioni Poiesis

I VIAGGI DELLA CONOSCENZA ∑OPHY

VIAGGIO DELLA CONOSCENZA NELLA

TRADIZIONE CONOSCITIVA GRECA

Il

cifrario conoscitivo K.T.

(Knowledge Travels)

che utilizzeremo durante il

Viaggio della conoscenza

nella

Tradizione conoscitiva greca

è il seguente:

GNO.S.

GNOthi Seauton,

che potrà realizzarsi soltanto se si utilizzeranno i

tre

aforismi tradizionali originali,

da cui si evidenzia l’incitazione

conosci te stesso,

scritta nel

Tempio di Apollo a Delfi:

  1. nulla di troppo
  2. ottima è la misura
  3. non desiderare l’impossibile

ossia ammonimenti che si rivolgevano all’Io-psyché per invitarlo a

  • essere consapevole dei propri limiti,
  • conoscere quello che realmente uno è

non amplificarsi, pensando proiettivamente di essere di più di quello che si è.


IL PRIMO INSIGHT INTUITIVO

GNO.S.

GNOthis Seauton

È l’ascesi in se stessi
per risalire e
trasfigurare
l’ostacolatore più significativo.

Per poter assumere e vivere, con continuità, tale olos-direzionamento esistenziale è necessaria la

trans-mutazione di ogni identificazione-fissazione

nel solo sensorio-percettivo,

nelle sole dinamiche Io-somatiche.

Per poter farlo, ho scelto come luogo di sensibilizzazione iniziale a tale olos-direzionamento, le

Meteore

il cui termine significa

in mezzo all’aria.

Sono

enormi colonne di roccia

che emergono dal terreno e ascendono verso il cielo

(verso l’inconscio)

meteore grecia

e formano il

bosco incantato,

pietrificato.

La loro formazione

risale a circa 60.000.000 di anni fa!

Le utilizzeremo come fecero i primi monaci che le abitarono:

per praticare

autopoiesi olosgrafiche

(meditare)

e prepararci alla

trasfigurazione.

Si procede individualmente per

raggiungere la vetta di quella più alta,

(nel registro simbolico-reale,

l’avanguardia della propria consapevolezza)

partecipando-osservando se stessi, il proprio

ostacolatore

(difesa psicosomatica)

più intenso, coinvolgente e significativo

 in modo che su ognuno dei 115 gradini da salire e su ognuno dei diversi ostacoli che si incontreranno, il

ricercatore K.T. possa tentare di porlo in remissione.

È l’ascesi in se stessi per auto-conoscersi, per risalire e

trasfigurare

l’ostacolatore più significativo.

Nel registro simbolico-reale la trasfigurazione, ossia l’ampliamento della propria consapevolezza, consente di

  • transmutare le propria espressione,
  • l’intensità della propria irradiazione,
  • i tratti del proprio aspetto.

La

pragmatica della disidentificazione-de-fissazione dal

proprio ostacolatore fondamentale

(ascesi)

può evidenziare una

maggiore luccicanza del corpo,

del viso

espressioni del processo trasfigurativo che, nella Tradizione, è conosciuto con il nome di

splendore

ovvero, la trasfigurazione delle proprie

vesti esistenziali.

Se realmente raggiunta, la trasfigurazione legittima il ricercatore K.T. a dichiarare:

la figliolanza

da se stesso,

dalle sue estensioni coscienziali non localistiche

(nella Tradizione, dal divino).

Riconosce di essere

padre-madre

di se stesso

e, simultaneamente,

figlio.

Per questo motivo, la seconda meteora che visiteremo è quella della

Trinità,

per

sigillare,

immersi nella calma innata

dovuta alla semplicità della meteora, la

trasfigurazione.

A questo punto, sono necessarie alcune in-formazioni sulle

METEORE

per olos-direzionarsi
verso la chiaroveggenza
 e l’estasi

Si trovano in Tessaglia, presso Kalambaka. Sono centri della chiesa ortodossa.

Si tratta di

enormi colonne di roccia

che emergono dal terreno

e arrivano in

“mezzo all’aria”.

meteora grecia

In circa sessanta milioni di anni della loro esistenza, hanno avuto il tempo necessario per essere

levigate dagli agenti atmosferici

rendendo speciale e suggestivo il loro aspetto.

Attualmente, ne sono attive soltanto sei denominate:

  1. Trasfigurazione
  2. Santa Trinità
  3. Barlaam
  4. San Nicola Bantova
  5. Santa Barbara
  6. Santo Stefano

In questo viaggio della conoscenza, ci occuperemo soltanto di due:

  1. Trasfigurazione
  2. Santa Trinità

Trasfigurazione

I pilastri di roccia sono massicci ed erosi dal tempo, motivo per cui possono essere potenzialmente pericolosi. Sono stati frequentati dai

primi eremiti che li utilizzavano

per le loro pratiche meditative,

elemento che rende il posto di peculiare interesse per la Sigmasofia.

Il loro scopo era quello di

essere più vicini a

conoscere se stessi

(nella Tradizione, “a Dio).

Fondarono così i

primi luoghi di meditazione

e per studiare libri spirituali.

Il primo eremita fu Barnaba che costruì il Monastero dello Spirito Santo, a cui seguì l’eremita Andronico che edificò

l’eremo della trasfigurazione

iniziando così

lo stato monastico in mezzo all’aria.

Adronico prese il nome di Atanasio e creò un monastero

a immagine e somiglianza

del Monte Athos

e, così, insieme a quattordici monaci, scalando il

Platis Lithos

(roccia larga),

creò il

Monastero Gran Meteora

 o della trasfigurazione.

Vi si può accedere a mezzo di

scale scavate nella roccia.

Secondo Atanasio, si tratta del

luogo ideale per una vita monastica

fuori dal mondo

(in mezzo all’aria),

per raggiungere

il dono della

chiaroveggenza

 e di vita

spirituale estatica

per proseguire verso

Meteore

più elevate.

Stabilì le regole di condotta monastica, raccogliendole in un documento, al fine di regolare la vita quotidiana. Nacque così un altro orientamento di interesse per la Sigmasofia, il

Cenobitismo,

dal latino coenobium che significa comune e bios che significa vita,

vita comune

stabilendo che,

all’eremitismo, voleva integrare

momenti di vita quotidiana comunitaria.

Il significato-significante della trasfigurazione si basa

sul cambio di aspetto, in quanto si crea

lo splendore

della persona, anche attraverso l’utilizzo e la cura delle vesti.

Splendore significa simbolicamente:

aver raggiunto lo stato di trascendenza

per essere rapito dal cielo,

senza morte.

L’autopoiesi olosgrafica della Trasfigurazione si articola nel modo seguente:

  1. Posizionarsi alla base della Meteora
  2. Praticare l’autopoiesi olosgrafica dell’Intuitive e del syncronicity insight
  3. Evocare e visualizzare l’ostacolatore considerato più intenso e significativo.
  4. Dando continuità alla visualizzazione e alla concentrazione su di esso, iniziare l’ascesi della Meteora, dell’ostacolatore per trasfigurarlo (transmutarlo).
  5. Ogniqualvolta, durante la progressione si riconoscono associazioni libere con altre memorie, si evidenzino insight intuitivi, ci si ferma e si praticano almeno tre respirazioni autopoietiche e si immerge l’associazione, l’insight (…), nel vortice stretto-largo-testa, ripetuto per nove volte (del saluto alle forze intuitive) e si porta l’energia presa sulla sutura, sul secondo focus di visualizzazione, poi sul terzo per poi leggere il responso sulla postura a libro.
  6. Proseguire fino all’insight successivo momento in cui si ripete quanto ai precedenti punti.
  7. Proseguire fino alla sedia in legno sotto la finestra del naos del Tempio, sedersi nella postura giovannita e si sigilla la trasfigurazione appena praticata.

Monastero della Santissima Trinità

La roccia su cui sorge il

monastero della Santissima Trinità

è la Meteora

più grandiosa, imponente e spettacolare:

un

panorama magnifico è visibile dalle terrazze del Monastero.

È situato su un blocco roccioso alto 400 metri, ai suoi piedi si trova l’alveo del fiume Peneo. Per raggiungerlo, furono scavati nella roccia 140 gradini e, seguendo il sentiero, si arriva al monastero.

All’ingresso, si trova una piccola chiesa dedicata a San Giovanni Battista,

scavata nella roccia,

simbolo di

penetrazione della materia,

quindi di conoscenza di elementi

 formanti se stessi.

Per sigillare la penetrazione della materia conseguita (in qualche misura) durante la trasfigurazione, procedere con la seconda autopoiesi olosgrafica, denominata,

L’esplorazione del soma

(della materia)

  1. Praticare l’autopoiesi olosgrafica del rilassamento autopoietico
  2. Terminato il rilassamento, proseguire con l’espansione dell’inconscio, visualizzando le mani rivolte verso il plesso da cui progressivamente le allontaniamo (come nell’autopoiesi esterna in cui le mani si aprono fino alla soglia del conosciuto cosiddetto esterno) fino alla soglia del conosciuto, a contatto con l’inconscio autopoietico.
  3. Ogni qualvolta si produca una visualizzazione, un insight intuitivo, la si sigilla visualizzando il mantra

Agathoi iatroi Gnos

Riprendiamo.

Si tratta del

primo insight intuitivo Gno.S.

utile per orientarsi verso il

continuo presente

evidenziato dal

secondo insight intuitivo Gno.S. di questo viaggio nella Tradizione conoscitiva greca


IL SECONDO INSIGHT INTUITIVO GNO.S.

(GNOthi Seauton)

–       è di colore giallognolo come il sole
è la casa-
 

Ci direzioniamo, verso

Parnassa

(Parnaso)

che significa

casa, dimora, oikos

noi stessi

specificamente nell’

Antro Coricio

del

Monte Parnaso.

È una montagna situata nel centro della Grecia, al di sopra della città di Delfi:

è un monte consacrato

al culto del Dio Apollo e delle Muse.

Apollo, il dio del sole, della musica, delle arti mediche, delle scienze, dell’intelletto e della profezia,

è capace di svelare,

tramite Pizia,

il futuro.

Le

nove Muse

sono divinità della danza, del canto e della musica,

elaborano musica e versi

sull’origine del mondo.

I loro nomi e funzioni sono:

  1. Clio, colei che rende celebre
  2. Euterpe, colei che rallegra
  3. Talia,colei che è festiva
  4. Melpomene, colei che canta
  5. Tersicore, colei che si diletta nella danza
  6. Erato, colei che provoca desiderio
  7. Polimnia, colei che ha molti inni
  8. Urania, colei che è celeste
  9. Calliope, colei che ha una bella voce.

Sul Parnaso è situata la

fonte Castalia,

sacra alle Muse,

a cui Apollo attribuì la

virtù di far divenire

poeti

quelli che la bevono.

Si trova a metà cammino, tra i confini del complesso della Marmaria e il santuario stesso. Prima di entrare nel

recinto sacro di Delfi,

il ricercatore si purifica, lavando i capelli a questa fonte

e diventa

 poeta,

 condizione da cui

può chiedere il consulto.

Parnaso deriva da parnassa che significa casa, dimora, motivo per cui

raggiungere la

vetta del Parnaso

(individuata coscienzialmente nell’Antro Coricio,

quindi non il punto più alto del monte)

significa

unirsi alla propria casa,

al proprio Oikos,

a se stessi.

L’Antro Coricio è il

luogo coscienziale

(e fisico)

in cui vivere la

Sigizia.

Si trova sopra a Delfi, è chiamato in tal modo in

onore della ninfa Coricia.

Si tratta di una grotta alta oltre 50 metri, formatasi nel quaternario per effetto di acque sotterranee. È situata appunto sul monte Parnaso, da cui nasce

la fonte Castalia

che veniva utilizzata nel vicino

Tempio di Delfi,

per rituali di purificazione, di abluzione, funzionali ad ottenere

l’oracolo,

il vaticinio della Pizia.

All’interno dell’Antro Coricio si

venerava il Dio Pan,

ossia il

Tutto.

Pan, figlio di Ermes e Penelope, aveva l’aspetto di un

satiro,

ossia la morfologia, l’espressione che dovrebbe assumere il volto dopo questo secondo insight intuitivo Gno.S.

Pan significa anche

colui che fa prosperare,

colui che porta luce.

Per questi motivi,

non voleva essere disturbato

e ogni volta che ciò accadeva emetteva

urli terrificanti,

innescando così il

Timor

(o terror)

Panico

ossia

una forma di paura,

il terrore appunto,

che non si poteva controllare.

L’urlo di Pan e i rituali svolti hanno

modulato le stalattiti

che evidenziano in

molteplici forme antropomorfe,

in volti.

Tale componente è stata

ampliata dal Dio Tifone che abitava in quella grotta

il cui nome significa

fumo stupefacente

fare fumo

e in quello

stato esteso di coscienza

contendere

il potere a Zeus per carpirne la forza.

Secondo il mito, Tifone ci riuscì strappandogli i tendini per affidarli alla custodia di

Delfine

(metà donna metà serpente),

Motivi per cui, la grotta è utilizzata per incontrare questi

spiriti divini.

La strada antica, iniziatica, che conduceva all’Antro Coricio, parte, in direzione ovest, dallo stadio di Delfi. Formata da mille gradini tagliati nella roccia, procede a zig zag fino all’ingresso. Ancora oggi è possibile riconoscerne tratti, è poco praticata ed è lunga dieci chilometri, lungo il tragitto esistono i resti di una

statua

che indica la direzione.

Nelle profondità dell’Antro Coricio esistono due “stanze” in cui, utilizzando gli effetti del fumo stupefacente, si può vivere e dinamizzare

la trinità,

riconosciuta sulle Meteore. Si tratta della

Ierogamia,

termine composto dalle parole

Hieros e gamos

o

Sigizia

che significa

congiungersi

con se stessi

matrimonio autopoietico

(ex matrimonio sacro),

funzionale a

unire i propri opposti-complementari,

sintetizzati nei termini

congiunzioni e opposizioni

per superare e sigillare, definitivamente,

i conflitti tra

anima e animus.

genere maschile e genere femminile

e riconoscersi come

androgino uomo e androgino donna,

l’unità androginica da cui si evidenzia il genere,

e per incontrare

immagini archetipiche dell’inconscio collettivo e la Sigizia.

Il rituale, rivisto secondo le esigenze Sigmasofiche, prevede che

Tifone

dal fumo stupefacente,

(conseguente al contatto del fuoco con l’atmosfera del luogo):

la trance estatica è sempre preceduta da

folate di brividi.

  1. Durante la trance dance declamare, cantare la

canzone autopoietica Oikos:

Espressioni di vita locale e non locale

interconnessioni atomiche e coscienziali

tutto é parte dell’Oikos che siamo

ogni azione che viene rivolta ad Oikos di fatto la si rivolge verso se stessi

non riconosco mondo umano contrapposto a un mondo non umano

la natura complessiva è umana e l’umanità è natura complessiva

la vita è quello che è va vissuta, penetrata, esplorata, senza intelletto
con empatonica visceralità

Universi-parte entanglement relazione del tutto è legato

nell’Oikos transfinito non esiste relazione ma funzionalità complessiva

Oikos consapevole di se stesso

è rete di relazioni intrinseche trasformate in forme ecologiche di nuova consapevolezza

autopoietiche autorealizzazioni autopoietiche tecnologie

che non stabiliscono valori prima del vissuto

che non stabiliscono bioetiche prima del vissuto

remissione di ideologie acquisite

remissione di fissazione su poteri riflessi

qualità di vita autopoieticamente nascente

di ecologia autopoieticamente sostenibile.

  1. Terminata la danza con declamazione, raggiungere la prima stanza di sinistra in alto, posizionarsi sotto la roccia che vive e cacciare

 il proprio urlo potentissimo, prima liberatorio, auto-creato e potentissimo

articolando con potenza

 GNO.S.

  1. Poi recarsi nella seconda stanza e posizionarsi seduti al terreno in auto-contemplazione della reintegrazione, della sigizia

IL TERZO INSIGHT INTUITIVO GNO.S.

(GNOthi Seauton)

DELFI

ΓΝΩΘΙ ΣΕΑΥΤΟΝ
Conosci te stesso

Dopo l’Antro Coricio, siamo pronti per

il terzo insight intuitivo Gno.S.

Delfi è un Santuario panellenico, apollineo, ossia

proprio di Apollo,

indicante la

bellezza

e ci richiama alla

Via solare della conoscenza,

ma anche

alla poesia, al fare.

Ha il compito di

ispirare,

 suscitando l’estro.

L’Apollineo è l’opposto complementare del Dionisiaco, ossia di ciò che è proprio di Dioniso:

l’ebbrezza

(v. feste dionisiache),

è lo stato di esaltazione

anche spirituale,

fisico-orgiastica.

Delfi ci farà riconoscere indirettamente il dionisiaco.

All’entrata del Tempio di Apollo, c’è la scritta

ΓΝΩΘΙ ΣΕΑΥΤΟΝ

Conosci te stesso,

La struttura semplice del Tempio è composta da:

  1. Pronaos
  2. Naos
  3. Opisthodomos.
  1. Nel pronaos, si raccolgono le massime dei

sette sapienti

(Talete, Solone, Periandro, Cleobulo, Chilone, Biante, Pittaco)

creatori delle massime sapienziali che si caratterizzano

per la loro lapidaria laconicitàː

il frutto più pregiato delle riflessioni dei savi.

  1. Il Naos è l’altare (di Poseidone),

il luogo dove

Pizia

pronunciava gli

Oracoli

(entrando nello stato estatico, Pizia rappresentava il saggio che,

 ispirato dagli Dei,

creava predizioni sul futuro e

assumeva le sembianze del Dio).

Delfi ha la reputazione di

dispensare oracoli,

davanti alla statua di Apollo

bruciava il

fuoco perenne

e sul pavimento vi era una crepa da cui si sviluppavano

vapori con effetti psicotropi,

capaci di indurre la

trance estatica.

Sopra la buca era posizionato il

tripos

tripode

tre piedi

(recipiente a tre piedi posto sul fuoco perenne per scaldare acqua).

Veniva usato da Pizia per i

responsi oracolari.

Le sostanze nell’acqua riscaldata

emettevano fumi che inducevano

forme di delirio,

durante il quale venivano

espresse parole confuse che venivano

poi interpretate.

  1. L’Opisthodomos

è lo

spazio dietro il Naos

dove veniva custodito il materiale utile al rito e ai sacrifici e le offerte consacrate agli Dei e

creava simmetria armonia con il

pronaos.


L’oracolo

omphalós

ὀμφαλός

 il centro,

 l’ombelico

dell’intero mondo

la cui consultazione avveniva il 7 del mese di marzo.

I sacerdoti di Apollo erano due, duravano in carica per tutta la vita e, unitamente agli hosioi, erano i garanti del culto e del rispetto del rituale.

La figura più importante era

Pizia la profetessa,

scelta tra le donne di Delfi, anch’essa nominata a vita.


La consultazione

Secondo la tradizione orale

  1. Alla presenza di Pizia, si bruciavano farina d’orzo e foglie di alloro sul fuoco perenne
  2. la Pizia si recava nell’adyton (posto sotto il Tempio), centro del mondo.
  3. Su un coperchio poggiato sul tripode posizionava l’alloro; con i vapori psicotropi (fuoriuscenti dalla fenditura nel terreno), raggiungeva lo stato estatico di coscienza e pronunciava l’”oracolo”.

Durante la visita al Tempio di Apollo, ci fermeremo a lungo sull’ingresso dove, praticando una specifica autopoiesi olosgrafica, ci avvicineremo alla scoperta del terzo insight intuitivo, dal nome

Gno.S,

conosci te stesso,

per entrare

in modo autopoietico (auto-creato) nella

consapevolezza di Socrate,

ovvero del

Sapere

di

non sapere.

La consapevolezza, maturata (forse) durante i primi due insights intuitivi, trova ampio riscontro nella concezione filosofica di Socrate che è di interesse per la

Via di Conoscenza Sigmasofia:

infatti, come lui, perseguiamo

la libertà di pensiero e d’investigazione

dell’ethos esistenziale.

Meritevole di considerazione è il già citato

sapere di non sapere.

Riconoscendo

l’esistenza di un Universo interiore-esterno

transfinito,

(di cui non si individuano i confini),

la Sigmasofia riconosce lo stesso orientamento nella

consapevolezza di non disporre

della conoscenza definitiva.

Possiamo, così, iniziare ad affermare

nulla di troppo,

ottima la misura

(ossia la meditazione).

Si tratta di una delle motivazioni fondamentali che

spinge verso la ricerca

di una conoscenza maggiore.

Sia Socrate sia la Via di conoscenza Sigmasofia evidenziano rispettivamente la sete di

  • verità, sapere
  • auto-determinazione assoluta a vivere esperienze penetrate,

consapevoli che, essendo l’Universi transfinito, emerge

l’incompletismo

Socratico e Sigmasofico.

Ed è proprio questa la caratteristica

della conoscenza più estesa,

del sapere di non sapere.

Possiamo

non desiderare l’impossibile.

L’incompletismo Sigmasofico è pulsione a conoscere

e segna il confine dinamico

tra ciò che si conosce e ciò che non si conosce.

Non è un falso sapere,

ma una consapevolezza momentanea

di passaggio

che troverà

successivamente

altre evidenze.

Al momento in cui si

vive l’incompletismo, conseguente al riconoscimento della

transfinitezza dell’interiore-esterno, si

“entra”

nell’aporia Sigmasofica

(di sapore Socratico),

ossia nell’impossibilità di dare una

risposta vissuta, definitiva, alla conoscenza,

poiché ci si trova di fronte a due soluzioni:

consapevoli di conoscere

e simultaneamente

consapevoli di non conoscere (…).

Siamo pronti per l’assioma Sigmasofico:

transfinito, mai finito

è l’Universi interiore-esterno;

dello stesso tipo è il conoscere,

è il sapere di non sapere.

È la bellezza innata di

non poter elaborare la consapevolezza definitiva,

pur disponendo di conoscenze scientifico, filosofiche (…),

 momentanee e funzionanti

(il segreto svelato della Sigmasofia).

Non si tratta di insolubilità ma di

solubilità auto-trascendente.

Ogni presunta conclusione definitiva

è aporia Sigmasofica

e, se non si assume

l’esperienza penetrata continua,

si può “cadere” nell’

antinomia

ossia, nel paradosso che,

la consapevolezza momentanea è

spiegabile e giustificabile

e, nello stesso tempo, è certo che sarà superata e trascesa da altre,

spiegabili e giustificabili.

Socrate afferma l’esistenza di un

daimon

(guida divina),

che lo assiste in ogni scelta e decisione.

La Via di conoscenza Sigmasofia è consapevole della

capacità dell’Io-psyché di

poter creare e applicare

insights intuitivi e sincronici

su ogni esperienza penetrata,

 ispirato dalla propria consapevolezza

(sapendo che è incompleta)

per transmutarla, continuamente.

Il processo della

transmutazione autopoietica (auto-creata)

è il

genius loci tutelare

Sigmasofico,

di cui ci si avvale per

auto-stimolare, per dinamizzare la ragione

e vivere scelte conoscitive, esistenziali, più estese.

Durante il viaggio della conoscenza nella Tradizione Greca, potremo assumere di affermare:

posso creare

insights intuitivi e sincronici

da applicare alle

 esperienze penetrate che mi

auto-autorizzerò a vivere.

Sto evidenziando lo stato di consapevolezza da creare a

Delfi,

attraverso cui auto-legittimare il

nulla di troppo;

ottima è la misura;

non desiderare l’impossibile;

ossia,

l’accezione originaria del

Conosci te stesso.

Per poter viverla, si può utilizzare soltanto

la maieutica, l’ars ostetricia, quella della levatrice,

il cui compito è quello di

creare l’humus Io-somatico in modo che

l’Io-psyché del ricercatore possa

tirare fuori da se stesso

i contenuti della propria interiorità,

per conoscerne limiti e possibilità.

L’ars ostetricia è praticata dall’Io-psyché e fa auto-partorire e consapevolizzare da se stesso l’innato che veicola, distinguendolo dall’acquisito sovrapposto e non simmetrico.

La saggezza dell’Io-psyché coincide, esattamente,

con le prese di consapevolezze vissute

del vero, innato-acquisito.

Socrate non ha lasciato alcuno scritto. Per sua scelta, fece

uso della sola parola,

che utilizzava in modo dialogico.

Nella Maieutica sigmasofica,

si utilizza l’esperienza penetrata

vissuta al di fuori del linguaggio verbale,

per poi recuperarlo dopo il vissuto,

processo che ha consentito lo

sviluppo della consapevolezza vissuta

rispetto a quella astratta e razionale socratica e che, in qualche misura, troveremo a Delfi.

Oggi sappiamo che l’Io-psychè è di fondamentale importanza: ho incluso in esso il

concetto di anima.

Socrate propone la trascendenza della

visione orfica e pitagorica, per cui

l’anima

è sostanzialmente

un demone di origine divina,

mentre Socrate inizia ad abbinarla al

concetto di Io-psyché e alla conoscenza dell’interiorità.

Questo orientamento fu travisato e, per questo motivo, fu accusato di essere un

sofista

che attaccava l’ordine dell’epoca,

motivo per cui fu

condannato a morte.


L’Autopoiesi Olosgrafica:

IL VATICINIO DELLA SIGIZIA

Finalità:

Proiettarsi su un contenuto, un problema e Risalirlo o ascoltare una persona, mettersi in sintonia e percepire meglio con un tipo di musica che porta in una diversa dimensione temporale per percepire una persona, un animale, un oggetto, un luogo. L’Autopoiesi del vaticinio della Sigizia ha la stessa origine di quella del cono. Esistono diverse posizioni per partecipare-osservare e, come vedremo, per praticare i codici di Concentrazione-transmutazione autopoietica: dalla posizione seduta, con la schiena eretta, alla posizione sdraiata, seduti a terra, e così via. È possibile realizzare tale Autopoiesi, applicando qualcosa alle orecchie per attutire i rumori.

 

  1. Seduti, disegnare mentalmente lo scudo della Sigmasofia, visualizzare gli 8 +1 punti dello scudo (le otto diramazioni e il centro) come se fossero dei punti luminosi, delle candele accese.
  2. Unire le mani a preghiera, posizionare le braccia davanti e sensibilizzare i medi, unendoli ai pollici e medi. Procedere in modo lentissimo.
  3. Poi, lentamente, sollevare il medio destro fino a toccare il centro della fronte per stimolare, contemporaneamente, portare medio dell’altra mano a contatto con la fontanella e stimolare; visualizzare una radiazione che dal centro fronte si direziona verso il centro testa;
    • visualizzare una radiazione che dalla fontanella in verticale si direziona verso il centro testa;
    • il punto di confluenza e d’incontro è esattamente sopra al palato; toccare e stimolare da sotto quel punto, portando la punta della lingua a premere sulla parte alta del palato. Visualizzare a lungo sul punto d’incontro
  4. Chiudere gli occhi e percepire 8 +1 punti bioluminescenti, a lungo, interiormente.
  5. Partendo dall’alto, unire le mani a preghiera, disegnando l’8, per tre volte.
    • Aprire la porta spingendo i palmi delle mani in avanti e tornare al plesso. Ripetere tre volte, sempre lentamente.
    • Alla terza volta, non unire le mani e avvicinarsi con i medi verso il centro, formare un raggio di calore con la bios-luminescenza centrale e convogliarlo sul plesso.
    • Fare 9 respirazioni autopoietiche, sentendo il calore al plesso.
    • Evocare il caso, la questione su cui agire il vaticinio della Sigizia e concentrarsi su di essa.
      • Praticare respirazioni autopoietiche 9 volte, portando l’attenzione sul primo focus, visualizzando lì le 8+1 bios-luminescenze e visualizzare le risposte in immagine.
      • Poi, fare nove respirazioni autopoietiche sul secondo focus, visualizzando li le 8+ 1 bios-luminescenze e visualizzare le risposte in immagini.
      • Ripetere le nove respirazioni autopoietiche sul terzo focus, visualizzando le le 8+ 1 bios-luminescenze e visualizzare le risposte in immagini.
      • Ripetere le nove respirazioni autopoietiche sul tre +1 focus che li include tutti e tre, visualizzando le 8+ 1 bios-luminescenze e visualizzare le risposte in immagini.
  •  
  1. Portare le mani sovrapposte sul plesso.
  2. Concentrarsi sempre sul caso che si sta trattando, cercando di trattenere l’immagine il più a lungo possibile, lì al centro delle 8+1 bios-luminescenze.
  3. Quindi, ad occhi chiusi, alzare e abbassare la testa, dalla bios-luminescenza in basso a quella in alto tre volte; poi da quella a destra a quella a sinistra tre volte; creare una croce sull’immagine stessa e all’interno delle 8+1 bios-luminescenze.
  4. Visualizzare nel primo riquadro, fare nove respirazioni autopoietiche, e osservare visualizzare le immagini di risposta
  5. Visualizzare nel secondo riquadro, fare nove respirazioni autopoietiche e osservare le immagini di risposta
  6. Visualizzare nel terzo riquadro, fare nove respirazioni autopoietiche e osservare le immagini di risposta
  7. Visualizzare nel quarto riquadro, fare nove respirazioni autopoietiche e osservare le immagini di risposta
  8. Mentalmente, chiudere a quadrato le estremità della croce e visualizzare i quattro triangoli che si formano.
    • Rievocare il tema su cui si sta lavorando e ci si sta proiettando.
    • Zoomare sui quattro triangoli simultaneamente e, aiutandosi con la respirazione autopoietica, continuare a visualizzare.
    • Appena visualizzato il vaticinio intuitivo ottenuto, scaricare.

IL QUARTO INSIGHT INTUITIVO GNO.S.

ATENE e PITAGORA

Include in un unico processo
l’unità e la molteplicità
 

Esplorando Atene, rifletteremo e commenteremo insieme gli insegnamenti di

Pitagora

Secondo cui il

motto di Delfi

era così decodificato:

Conosci te stesso

ed abbi la consapevolezza

di essere inferiore a Zeus.

Ammoniva i suoi studenti a

riconoscere i propri limiti:

conosci chi sei

 e non presumere di essere più di Zeus,

questa è la saggezza.

Era convinto dell’

origine divina dell’anima,

anche denominata

daimon,

l’intermediario tra l’essere umano e il divino.

Per questo motivo, per conoscere adeguatamente noi stessi, dobbiamo

guardare il divino che è in noi,

dobbiamo guardare al

daimon.

La

conoscenza del daimon

partiva dalla conoscenza di sé

che spesso si otteneva attraverso pratiche meditative

che seguivano il criterio secondo cui

ogni oggetto è innatamente quello che è

e l’intelligenza che ci permette di riconoscerlo

deriva da questa scaturigine,

tutto ciò fa parte della

sapienza in noi stessi.

Siamo parte integrante,

entangled,

con l’innato,

luogo in cui le

leggi che edificano l’Io-somatico

 restano immutate

e possiamo utilizzarle

per percepire e riconoscere gli enti esistenti.

Secondo la visione di Pitagora, il

daimon

transmigra,

ossia

vive la

metempsicosi

motivo per cui va

liberato dalla prigionia del soma,

operazione possibile attraverso la

purificazione

e severe regole ascetiche.

Si riconosce la scaturigine innata delle cose, perché queste

sono misurabili e quantificabili,

quindi,

le cose esistenti

sono numeri.

Elaborò così l’idea che il

10

fosse il numero perfetto

che contiene tutti gli altri numeri.

È la

Tetraktys

conosciuta come

numero quaternario,

nel senso che la

somma teosofica dei primi quattro numeri

1+2+3+4

è dieci

10

che, teosoficamente, si decodifica come

1+0= 1.

Dopo la

nascita realizzata al nono mese,

si ha

l’uno, il figlio,

 l’azione.

Se si pongono in sequenza i primi quattro numeri, si forma il triangolo

Padre+madre=figlio.

È la figura che rappresenta anche la

piramide,

ossia, il processo che, partendo da

una base quadrata, il quattro,

 che significa

il massimo della materia e il minimo di aria (energia),

si stringe fino alla punta, su cui si individua il

massimo di aria (energia) e il minimo di materia.

I pitagorici come

movimento esoterico

ancora oggi

giurano sulla

Tetraktys

(che è anche il nome della loro scuola).

Il sistema decimale, che ancora oggi utilizziamo, è nato in questo modo: famosa è la

tavola pitagorica,

che permette (attraverso la cosiddetta moltiplicazione della conoscenza) di creare uno strumento matematico fondamentale, e applicando la decodifica teosofica o esoterica, forma

i significati-significanti coscienziali

(come ho iniziato a illustrare sopra).

  • Nei quattro punti, si individuano i quattro elementi: aria, terra, acqua, fuoco (manifestazione sensibile).
  • Nei tre punti, il padre-madre-figlio (evidenziazioni della manifestazione sensibile)
  • Nei due punti, gli opposti-complementari, il dualismo, la bipolarità, l’enantiodromia.
  • Nel punto, l’Unità fondamentale l’Universi.

Con questo simbolo, si

include in un unico processo

l’unità e la molteplicità,

 la materia che evidenzia le specie viventi

il 10,

l’1+0

è quindi

l’Universi.

Da questa simbologia,

Fibonacci ebbe l’intuizione per formare la sua famosa sequenza.

Nella Tetraktys, ogni numero racchiude, veicola un principio attivo innato

Il segreto è che lo 0 del numero 10 è

l’infinito,

la Tetraktys appunto.

 Anche il linguaggio verbale nasce dalla Tetraktys!

Intanto, indicava la

prima legge dei numeri

nella loro

contrapposizione tra numeri pari e numeri dispari,

attribuendo al

  • pari, l’imperfezione

e al

  • dispari, la perfezione

(il bene e il male).

Tali

opposti vanno conciliati con un

principio di armonia che

Pitagora

individua nella musica.

La misteriosofia studiata in quel periodo si suddivideva in tre fasi:

  • discesa
  • ricerca
  • ascesa (la riunione con la madre, con la divinità).

L’ascesa simboleggia

sempre la via verso l’eternità

che poteva essere riconosciuta attraverso

visioni dell’aldilà,

che, molto probabilmente, si raggiungevano attraverso

il pieno uso di sostanze psichedeliche.

Essere

iniziati ai misteri

significava partecipare al rito, per divenire

mustikos

ossia

connesso con i misteri,

per

elevare l’essere umano al divino,

per renderlo un dio,

per raggiungere l’immortalità

e conoscere il potente segreto riservato soltanto agli iniziati:

saper raccogliere

una spiga di grano

in silenzio.

In conclusione:

I misteri venivano vissuti attraverso

l’uso rituale del

ciceone,

una potente

pozione psichedelica

o, per meglio dire,

enteogena,

che consente di raggiungere

profonde conoscenze

 spirituali.

Percorrendo le vie di Atene, prepareremo con queste riflessioni la creazione del quarto insight intuitivo integrando e trascendendo Atene, Pitagora e la Tetraktis.

Commenti

2 risposte a “LA TRADIZIONE GRECA”

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