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BLUE WHALE

Blue whale significa balena azzurra. Il termine indica un gioco che si trova sui social media in conseguenza del quale, dopo una serie di cinquanta prove da superare, chi vi partecipa dovrà superare quella finale: il suicidio. Il nome del gioco deriva dallo spiaggiamento di cetacei che si lascerebbero andare a riva trovando la morte. Allo stesso modo, lasciandosi andare al gioco blue whale, il partecipante si dovrà lasciare andare al suicidio.

Per i cetacei, una delle cause fondamentali del loro disorientamento che li induce a spiaggiare è l’utilizzo del sonar, da parte delle marine militari (serve ad individuare la presenza dei sottomarini). In questo articolo, tenterò di individuare il corrispettivo interiore del sonar, ossia le cause che inducono taluni Io-psyché a partecipare al blue whale.

L’ideatore del gioco, tal Philipp Budeikin, studente di psicologia, dichiara di aver ideato il gioco,

per spingere al suicidio persone che secondo lui

sarebbero state indegne di vivere.

Il gioco è molto semplice: consiste nel contattare, tramite profili falsi, sui social network, i potenziali partecipanti (soprattutto adolescenti), proponendo loro una sfida con loro stessi, suddivisa in cinquanta prove, di pericolosità e intensità crescente. Una volta accettato di partecipare, il giocatore non può più ritirarsi (ci sarebbero, come conseguenza, minacce di ritorsione verso lui e la sua famiglia). Il gioco è seguito da un anonimo curatore che fornisce, nel dettaglio, le istruzioni da seguire per ogni prova, di seguito alcuni esempi:

  • auto-aggressioni con lesioni
  • farsi selfie, in situazioni a rischio per la propria incolumità
  • uccidere animali, filmando l’azione
  • auto-infliggersi ferite che determinino dolore psicosomatico, progressivamente più intenso
  • full immersion in film horror e video psichedelici (i curatori inviano ai partecipanti video su riti satanici, suicidi, morti violente ecc …).

Il partecipante procede, auto-condizionando il proprio stato psicosomatico, a livelli di dolore insopportabile, fino a riconoscere e a sentire il suicidio come unica soluzione. Questo dovrà essere commesso, lanciandosi nel vuoto dal punto più alto dell’edificio più alto della città o del paese in cui ci si trova, mentre altri partecipanti al blue whale dovranno filmare ogni dettaglio della scena: è il “game over” che, secondo le regole del gioco, dovrà essere postato sui social network e condiviso il più possibile sulla rete.

Le cinquanta prove sono una sorta di preparazione alla creazione del proprio punto morte.

Gli Io-psyché, che sono attratti dal blue whale e che riescono a produrre il proprio suicidio in cinquanta prove, generalmente hanno le seguenti predisposizioni psicosomatiche:

  • quelle che si evidenziano particolarmente durante la fase adolescenziale e che sono conseguenti alla inadeguata o incompleta pedagogia-psicagogia, educazione ricevute o auto-prodotte e sfociate in

intensi sentimenti di perdita di significati ad esistere, a vivere

che

includono forme di pessimismo, di isolamento, di depressione,

di tristezza, di solitudine, e/o altro.

Il curatore del gioco fa leva sulle caratteristiche e sulle condizioni psicosomatiche del giocatore appena evidenziate (ed altre).

Alcuni esempi:

  • se invitato a svegliarsi nel cuore della notte, per guardare un film dell’orrore, tale soggetto lo fa!
  • Allo stesso modo, se la consegna è farsi dei tagli o incidersi sul corpo una balenottera azzurra, la esegue.
  •  Ugualmente, se gli/le viene richiesto di inviare un filmato o una foto al curatore, come testimonianza delle azioni pericolose e dolorose compiute. Soltanto il curatore stabilirà, se il partecipante ha superato la prova o meno.

Uno dei curatori del gioco afferma:

“Ho dato loro quanto quei ragazzi riferivano di non aver mai ricevuto vivendo:

calore, comprensione, importanza (…)”.

 

Entriamo nel merito.

 

Un/a ragazzo/a, che manifesta stati depressivi, può prestare attenzione ad una situazione che gli/le risveglia forti emozioni, forte eccitazione, soprattutto se si tratta di qualche cosa che il suo stato psichico ha già pensato, ipotizzato, immaginato (…).

Le immancabili problematiche verso le figure genitoriali e l’inserimento in ambienti, in contesti socio-politico-culturali, religiosi che

non educano, non orientano a

formare le facoltà psicosomatiche olistiche, l’empowerment,

possono evidenziarsi con

stati di insicurezza, di distrazione, di chiusura autistica, avendo poche amicizie (…).

La presenza di traumi intensi, significativi, somministrati da figure di riferimento o auto-prodotti, contribuiscono a creare il sub-strato che potrebbe spingere a iscriversi al blue whale.

Il gioco sembra essere stato inventato in Russia, dove «ogni anno si suicidano 1700 ragazzi tra i 15 e i 19 anni». Si tratta, dunque, di un’emergenza che c’era anche prima del Blue Whale! È utile tentare di scoprire perché, a prescindere dal Blue whale (che è soltanto una goccia nel mare), alcuni giovani decidano di suicidarsi.

Taluni pensano che nel blue whale potrebbero avere la possibilità di

raggiungere l’ambito obbiettivo del riconoscimento, della gratificazione, della condivisione sui social (proiezioni di ciò che sentono mancante in loro stessi).

Il loro inconscio e il loro conscio suggerisce e fa sentire loro che, finalmente,

qualcuno si occupa di loro apprezzandoli, riconoscendoli

appunto perché stanno realizzando un’impresa difficile, per la cui realizzazione ci vuole coraggio, in quanto in moltissimi suscita la paura di morire.

Il fatto che i curatori tentino di manipolare e condizionare i partecipanti è verificato!

Detto questo è, però, necessario affermare che

non sono rigorosamente loro la causa delle scelte del partecipante.

Infatti, per i motivi che sto indicando,

trova ad accogliere il proiettivo e patologico tentativo di manipolazione del curatore

uno stato psicosomatico non adeguato,

quello che dovrebbe

semplicemente indurre i partecipanti

a non accettare tale ingenuo tentativo di raggiro,

appunto perché

consapevoli della propria consapevolezza,

della propria sicurezza ontologica

che dovrebbero aver maturato, in seguito ad una

minima pedagogia-psicagogia, educazione

ai significati dell’esistenza, innati e acquisiti.

Non veicolando quella consapevolezza e proiettando la propria grave incompletezza sull’altrettanto grave ritardo mentale del curatore (soltanto, da curare), il/la ragazzo/a si auto-convince a partecipare alla

sfida della Balena Blu

(Sfida della balena blu)!

Propongo alcuni suggerimenti che possono consentire ai genitori, ai tutori, agli amici (…) di rendersi conto se un loro figlio, un loro caro, un loro amico (…) abbia iniziato il blue whale game:

  1. Controllare, con attenzione, che sul corpo del/la ragazzo/a (in particolare sulla mano) non sia incisa, con un rasoio, la sigla F57
  2. Verificare se il/la ragazzo/a si alza alle 04.20 (esatti) del mattino, per vedere film horror o psichedelici

Significato delle 04.20:

Novaya Gazeta, la testata giornalistica che per prima ha “smascherato” il Blue Whale Game sostiene che il gruppo da cui tutto è partito si chiamasse

“Svegliati alle 4:20”.

In realtà, tale gruppo era formato da consumatori di Cannabis, difatti 4:20 era l’ora scelta da un piccolo gruppo di fumatori alla San Rafael High School di California per incontrarsi in un luogo specifico della città e fumare marijuana. Il numero è nato intorno al 1972, e da allora è stato adottato dai fumatori in tutto il mondo come il

“momento universale per sballarsi”

(Riferimento di parole del dizionario urbano).

4.20 sarebbe quindi la sequenza di numeri, il codice utilizzato per identificarsi con la cultura della cannabis. Il gruppo “Svegliati alle 4:20” sarebbe poi mutato in “Blue Whale.

  1. Controllare se sulle braccia ci sono tagli lunghi (se sono tre, è maggiormente significativo)
  2. Controllare se su una delle gambe abbia inciso la parola yes
  3. Controllare se sul suo status del profilo facebook sia scritto #I am whale
  4. Controllare se su una delle mani-braccia, sia incisa una balena
  5. Controllare se ci sono tagli sul labbro (prova del quattordicesimo giorno)
  6. Controllare se ci sono tracce di buchi d’ago sulla mano
  7. Controllare, se per tutto il giorno o per più giorni, il ragazzo/a si ostina a non parlare con nessuno, in ogni situazione o momento della giornata
  8. Guardate le pagine degli amici dei vostri figli su Facebook, se nei loro scritti, nelle loro foto o filmati compaiono situazioni come quelle appena indicate

Alla cinquantesima prova, quella finale, secondo cui il partecipante

dovrà gettarsi nel vuoto,

dal palazzo più alto della città,

accade che siano presenti altri partecipanti al blue whale, pronti a riprendere e documentare il grande avvenimento! Chi dei partecipanti riesce ad arrivare all’ultimo giorno è celebrato dai compagni come un eroe, ossia,

con quanto ho sempre sognato di essere e con centinaia di like

(da testimonianza).

Un’altra regola stabilisce che

chi partecipa al gioco non deve, rigorosamente,

dire nulla ai genitori, né lasciare tracce in giro

(ma, dai segni sul corpo e seguendo le indicazioni date, un genitore un tutore non può non accorgersi di quanto stia accadendo).

In generale, da molte testimonianze, si evidenzia il fatto per cui, nell’ambito familiare e sociale di provenienza e per propria auto-determinazione, non sia stata agita un’adeguata pedagogia-psicagogia ed educazione olistica. L’incompletezza formativa ed educativa può spingere taluni Io-psyché, che si trovino in un mood specifico, riguardante il non riconoscimento dei significati dell’esistenza a produrre pensieri e proiezioni sulla morte. Tale condizione è la stessa dei curatori che, per sovra-compensazione patologica, propongono e gestiscono le regole del blue whale. Quell’assenza di significati, qualunque cosa si faccia, fa sentire il soggetto come se fosse costretto dalla vita, dall’esistente a vivere senza senso ed è per questo motivo che il partecipante spesso si auto-dinamizza attraverso l’uso di droghe, alcool e simili. Se così non fosse, non si spiegherebbero i dati sul consumo di droghe.

  • In Italia, ad esempio, più di 12 milioni e mezzo di persone hanno assunto cannabis (consumi in ripresa);
  • si stima che la cocaina sia assunta da 3 milioni di italiani,

altresì

  • che il consumo di eroina (oppio, morfina, metadone, ecc.) coinvolga quasi 800mila italiani;
  • che le sostanze stimolanti (come amfetamine ed ecstasy) e gli allucinogeni (L.S.D., funghi, ketamina…) siano consumate da più di tre milioni di italiani (ho inserito tali dati, per indicare che tale condizione di incompletezza pedagogico-educativa esiste!).

Restando identificato-fissato in tale condizione di inadeguatezza, di mancanza di senso e di significati, l’Io-psyché di molti viene a trovarsi nella costrizione emotiva patologica e ciò lo dimostrano i circa quattromila suicidi (a tutte le età) che ogni anno si commettono in Italia. Gli stati psicosomatici appena indicati evidenziano uno stato patologico di incompletezza, nettamente superiore, più vasto e intenso rispetto al momentaneo applicativo di cui sto trattando, ossia il blue whale. Se non si interviene a monte, ossia sul

vissuto diretto delle cause di tale condizione psicosomatica di molti e applicando un’adeguata azione correttrice, molti Io-psyché continueranno ad essere inghiottiti all’interno di tale assenza di significati.

Durante un incontro di Maieutica Io-somatica, un ragazzo di sedici anni verbalizzò:

In fin dei conti l’unico luogo che non conosco e che non ho mai visitato è la morte:

forse, lì esiste quel significato che qui non trovo in nulla.

 Voglio andare a vedere direttamente che cosa c’è lì!

In ogni caso, in qualche modo e in qualche misura, nasce in loro la

pulsione a liberarsi da tale condizione di depressione.

Infatti, taluni mi hanno chiesto:

Come posso fare? (da verbalizzazione).

Il blue whale si discosta dalle altre esperienze (verbalizza un altro), è intenso, mi dà visibilità, mi fa vivere e lasciare questa vita come un eroe (e non in modo anonimo, come un qualunque altro, banale, suicidio), ho il riconoscimento dei miei amici e vengo postato e condiviso su facebook.

Di fatto, il blue whale aumenta la condizione di identificazione-fissazione nel dolore e nella prostrazione che già ampiamente si vive, per questo motivo, la pulsione a volersene liberare diviene più potente: dopo aver vissuto 50 prove dure, dolorose e intense, che hanno potentemente ampliato quelle già vissute normalmente, ho una sola via d’uscita, liberarmi dalla mia vita di provenienza e anche dal blue whale, il suicidio, ma questa volta e in questo modo verrò riconosciuto come eroe, e pubblicamente!

I partecipanti al blue whale

stanno cercando il senso, il significato dell’esistere.

Anche i curatori del blue whale, di fatto, lo stanno cercando:

non hanno saputo creare e nessuno gli ha insegnato

i significati del mondo, di cui sono parte.

Si tratta di semplici malati psicosomatici e non possono essere la causa del blue whale!

Non si tratta di giustificare nessuno!

E men che meno di attribuire responsabilità a padri, madri, tutori e similia!

  • Si tratta di prendere consapevolezza su come formare, attraverso il vissuto diretto, a creare significati, senso dell’esistenza;
  • si tratta di insegnare o auto-insegnarsi a produrre coscienza e conoscenza olistica, vissuti integrali istintivo-emozionali, vissuti degli ingredienti che formano ciò che denominiamo vita, a creare insights intuitivi e sincronici, a vivere come la musica, la danza, la scienza, la filosofia, la sessualità della conoscenza, l’ecologia della conoscenza possano indurre nell’essere umano una coscienza più estesa, localistica e non locale.

L’intervento è a monte, è nella pedagogia-psicagogia olistico-autopoietica da applicare fin dal momento del concepimento e nella ri-educazione dell’adulto o nell’auto-formazione a tali stati di consapevolezza. Non importa attraverso quale scuola di pedagogia o quale azione lo farete, ma questo è ciò che va fatto! Per questo motivo contribuiamo al tentativo di modifica di tale situazione attraverso la I.S.U. International Sigmasophy University (e altre attività) in cui si propongono protocolli estesi e finalizzati alle prese di consapevolezza indicate, alla remissione di stati psicosomatici riduzionisti che possono spingere verso l’accettazione di un qualunque blue whale.

Commenti

2 risposte a “BLUE WHALE

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