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BURQA, BURQINI E SIGMASOFIA

Il termine musulmano individua un essere umano che segue la religione Islamica. Letteralmente,

un sottomesso (muslimun) ad Allah

(equivalente del termine, Dio).

Anche il termine islamico indica

ciò che è attinente alla religione monoteista, denominata Islam.

L’Islam divulga il proprio messaggio, anche attraverso il fondamentalismo, ossia una teoria conservatrice che interpreta letteralmente il Corano, considerato divino e, di conseguenza, infallibile (al-Qa ida, Jihad ecc.).

Ci possiamo chiedere:

  • Chi è l’Io-psyché che, in questo Universo transfinito, ancora in grandissima parte da conoscere, da esplorare, da consapevolizzare, sia interiormente che esternamente (…), è stato capace di scrivere un libro dal contenuto divino e infallibile?

Facile!

È stato

Allah

(Dio in persona!)

 che, nel settimo secolo,

(650 circa, prima non ha scritto nulla!)

ha chiesto all’angelo Gabriele di trasmetterlo a Maometto

che, avvalendosi dei kuttab -i compilatori-,

 lo ha fatto trascrivere,

anche seguendo le indicazioni del califfo Uthman b. Affan.

Al di là del fatto che alcuni frammenti del Corano sono stati scritti prima della nascita-morte del profeta Maometto, la spiegazione fornita non ha nessun riscontro scientifico e filosofico, di nessun tipo, né diretto né indiretto, perché, se ci fosse, sarebbe noto, conosciuto. Esattamente, per come avviene in altre religioni,

si maschera l’impossibilità di riscontro

con la fede, con il dogma (…),

 attribuendo, proiettivamente, facoltà profetiche a Muḥammad che si pensa possa essere il messaggero di Dio, il sigillo dei profeti.

Questa breve premessa è stata necessaria per introdurre il tema, di cui sto trattando: burqa, burqini e Sigmasofia.

 

Nel Corano, Sura XXIV, 31 è scritto:

«E di’ alle credenti di abbassare i loro sguardi ed essere caste e di non mostrare, dei loro ornamenti, se non quello che appare; di lasciar scendere il loro velo fin sul petto e non mostrare i loro ornamenti ad altri che ai loro mariti, ai loro padri, ai padri dei loro mariti, ai loro figli, ai figli dei loro mariti, ai loro fratelli, ai figli dei loro fratelli, ai figli delle loro sorelle, alle loro donne, alle schiave che possiedono, ai servi maschi che non hanno desiderio, ai ragazzi impuberi che non hanno interesse per le parti nascoste delle donne.»

 

Qui, più che la rivelazione di Dio a Maometto, si evidenzia la problematica psicosomatica di un essere umano nei confronti della sessualità: si proietta infatti, la paura, il terrore verso coloro che possono avere interesse per le parti nascoste delle donne, confidando che, se ciò dovesse avvenire in linea parentale, sarebbe accettabile. Più che una questione religiosa, si evidenzia un caso per psicoterapeuti, per psichiatri o similia: nulla di più, nulla di meno. Tale constatazione è rinforzata dal fatto che, per sostenere tale Sura, taluni, si sono riferiti ad un passaggio, capolavoro, della Bibbia.

 

Infatti, nella prima lettera ai Corinzi 11, 7 (epistola di San Paolo) è scritto:

«L’uomo non deve coprirsi il capo, poiché egli è immagine e gloria di Dio;

la donna invece è gloria dell’uomo.

E infatti non l’uomo deriva dalla donna, ma la donna dall’uomo;

né l’uomo fu creato per la donna, ma la donna per l’uomo.

Per questo la donna deve portare sul capo un segno della sua dipendenza… »

 

Qui, si evidenziano stati patologici parossistici e di insufficienza conoscitiva riguardo ai raggiungimenti scientifici e filosofici, conseguiti dall’Io-psychè dell’essere umano, inerenti la propria eziologia e quella dell’Universo. Soltanto per questo motivo, definisco un simile fenomeno insufficienza mentale, incapacità di apprendimento che, patologicamente, viene considerata addirittura onnipotente, attribuendo tale valutazione ad Allah (Dio).

Per la Sigmasofia, tale grave patologia psicosomatica si spiega nel seguente modo:

  1. con il pensiero, si attribuiscono proiettivamente (evento localistico, neocorticale comunissimo) valori sacri, divini, ad un libro (scritto dall’Io-psyché di un essere umano);
  2. si costruisce, intorno a quel libro, cioè intorno al proprio pensiero proiettivo (vissuto patologicamente come onnipotente), moschee, chiese, Templi. Si entra in quei luoghi, per pregare il proprio pensiero proiettivo onnipotente, attuando in tal modo una grandiosa operazione psicotico-narcisistica collettiva, confusa con la religione.

Tale processo psico-patologico non ha nulla a che vedere con lo scontro tra civiltà, perché qui stiamo trattando, semplicemente, di grave patologia psicosomatica.

 

Approfondiamo.

 

Peraltro, l’obbligo di indossare il burqa o il burkini non proviene nemmeno dalle indicazioni religiose dell’Islam che, per il valore che possono avere, semplicemente prevedono l’obbligatorietà del velo. Burqa deriva da purda che significa, appunto, velo (di qui, forse, l’equivoco). Si tratta, semplicemente, di un capo d’abbigliamento utilizzato dalle donne, specialmente in Afghanistan: nella sua espressione estrema il burqa è di colore nero o blu scuro, copre integralmente sia la testa che il corpo, sugli occhi è posizionata una retina per vedere da dentro a fuori e, ovviamente, non far vedere gli occhi di chi lo indossa.

Tutto ciò non ha nulla a che vedere con il Corano: il burqa, infatti, è stato introdotto da Habibullah Kalakani che, per semplice gelosia e delirio di possessività, lo fece mettere alle duecento donne del suo Harem, per sottrarle allo sguardo degli altri uomini, quando uscivano dalla loro residenza: il popolo non doveva nemmeno guardarle, in quanto di proprietà dell’Emiro. Ancora una volta, motivazioni inerenti la psico-patologia. Ma, essendo tale condizionamento patologico presente nella società, ecco che il regime teocratico dei Taleban, per questioni psicosomatiche personali irrisolte e razionalizzate come volere di Allah, lo impose a tutte le donne.

Il burqini, invece, è semplicemente il costume da bagno per le donne di religione musulmana. Tale costume, più leggero del burqa, deve coprire tutto il corpo, così le donne possono nuotare, senza spogliarsi!

Il termine è un nuovo conio che unisce il burka con il kini (bi-kini) ed alla faccia dell’attribuzione pseudo-religiosa, è un marchio registrato che, tra l’altro, sembra non consenta nemmeno guadagni economici significativi.

Ripeto.

Dal punto di vista della Sigmasofia, si tratta soltanto di una questione psicoterapeutica e/o psichiatrica.

Si evidenziano discrasie che coinvolgono la sfera della sessualità e lo si conferma, attraverso il

 

Corano 33,59

“… Oh Profeta, dì alle tue spose, alle tue figlie e alle donne dei credenti di coprirsi dei loro veli, così da essere riconosciute e non essere molestate…”

 

indicando così, di fatto e ancora una volta,

il non controllo della proiezione sessuale da parte dell’uomo, peraltro da loro considerato superiore alla donna, ma che, di fatto, non sa controllarsi di fronte ad essa. Ed ecco che allora decide di costringerla, anche con la forza, a coprirsi, così è sicuro che sia soltanto sua.

La questione è a monte, ed è individuabile, esattamente, nella proiezione che

attribuisce il valore di sacro ad un semplice libro scritto da Io-psyché non adeguatamente formati a loro stessi, ma che, patologicamente, pensano di esserlo.

Proiettano su qualcuno (Maometto) il desiderio di onnipotenza, facoltà cosiddette divine, che sanno, perfettamente, di non avere.

Per la Sigmasofia Io-somatica si tratta, con certezza, di espressioni sessuofobiche e tanatofobiche che non si è in grado di riconoscere come tali.

A conferma inequivocabile di ciò, partecipiamo-osserviamo insieme come il Corano definisce un aspetto del Jannah, ossia del paradiso:

  • un paradiso sensuale dove gli uomini credenti sono premiati, avendo in sposa le vergini (sembra che siano 72!), con dei seni cresciuti, gonfi o a forma di pera. Mentre le donne avranno un solo uomo, e “saranno soddisfatte con lui”.

Allah in persona descrive,

  • “la natura erotica e dei piaceri sensuali che si trovano in paradiso”.

L’hadith lo descrive come,

  • un mercato di schiavi dove non ci sarà nessun “compra e vendi, ma se qualche uomo vorrà far sesso con una donna, lo farà e basta”.

al-Suyuti (morto nel 1505), dice

  • le perenni vergini avranno tutte “delle vagine appetenti”, e che “i peni degli eletti non si ammosceranno mai. L’ erezione è eterna”.

Lascio a voi ogni ulteriore commento!

La questione è complessa: in nome di tale patologia proiettiva, molti fondamentalisti sono disposti a immolarsi, a sacrificare la manifestazione della vita del loro corpo, nel nome di

niente,

scambiato patologicamente per qualche cosa

che vogliono addirittura esportare. Qui, il problema serio: non riconoscendo che il loro diritto-dovere ad auto-determinarsi realizzarsi come ritengono opportuno appartenga soltanto a loro stessi, proiettano con azioni forti tale tentativo di esportazione su altri Io-psyché che si auto-determinano in altri modi. Per questo motivo, la risposta terapeutica ma, viste le loro azioni, anche politica, dovrà essere irremovibile.


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Commenti

Una risposta a “BURQA, BURQINI E SIGMASOFIA

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