Abisso,
dal greco abyssos,
alfa privativo
e
byssos,
che significa
fondo.
Ciò che è senza fondo, privato del fondo.
E’ sempre l’indicazione di una profondità grandissima, spesso considerata anche un luogo profondo e oscuro.
Da queste considerazioni, si sono elaborati molti collegamenti.
Non ultima l’indicazione di un luogo o cosa a cui non può giungere il pensiero umano.
Durante la formazione in Sigmasofia, quando l’Io acquisito del ricercatore riesce a vivere, a Risalire e a transmutre gli archetipi alfa, entra nella percezione diretta dell’inconscio autopoietico, e lì ha la consapevolezza di ciò che è senza fondo, dell’abisso autopoietico transfinito.
Si parla di un orientamento vissuto verso qualche cosa di paragonabile ad un al di là riferendosi a diversi processi. La mia sofferenza si perde nell’abisso, verbalizzò tempo fa un ricercatore.
Non c’è vissuto dell’inconscio autopoietico che non sia riferito, paragonato a grandezze abissali, senza fondo e senza confini, transfinite. L’abisso è inteso in tutte le direzioni, nessuna esclusa, nelle tre dimensioni e oltre.
Un tempio senza recinzioni!
Ho chiamato questo vissuto anche
transfinite distese interiori-coscienziali del cosmo, degli Universi-parte,
indicando il fatto che in quel campo morfo-atomico-coscienziale esplorabile non si ravvedono confini, delimitazioni, no è mai finito.
Altro sinonimo utilizzato è Universi-parte.
L’abisso è un contenuto che finora ho trovato in tutte le coscienze, la sua dimensione collettiva, consiste nel fatto che può essere riconosciuto nella percezione dell’universo che crea, che riassorbe e che può ricreare tutti gli esseri, continuamente
L’esplorazione consapevole, percepita di sé, si espande simultaneamente in tutte le direzioni, in un abisso senza confini. Ogni stato coscienziale, se penetrato, Risalito e transmutato, è la porta dell’abisso, dell’inconscio autopoietico.
E’ accaduto che i ricercatori abbiano proiettato in lui l’archetipo dell’androgino, come essere che si autoconcepisce, affascinante e spaventoso nello stesso tempo.
Per la Sigmasofia assume significati-significanti da vivere, come al solito, oltre la dicotomia.
Ritroviamo il concetto di abisso in tutta la cosmogonia, appunto perché è una struttura che ci compone per intero.
L’abisso che è gli Universi-parte, noi stessi, è sensibile e sovrasensibile, locale e non locale, è uno specifico luogo di ricerca.
E’ la potenza dell’inconscio esplorabile dall’Io acquisito. Specificamente, coincide con componenti autopoietiche dell’Io acquisito, nella sua manifestazione non localistica.
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