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.: Numero 1 2013 :. | |
LA COSCIENZA: STUDI E RICERCHE D'AVANGUARDIA
di Nello Mangiameli |
Gli stati coscienziali sensibili e sovrasensibili, locali e non locali,
di Entanglement Coscienziale Autopoietico, Sigmasofici,
che si sono rivelati fondamentali
per la comprensione degli Universi-parte, noi stessi,
si evidenziano come
principi attivi autopoietici coscienziali.
Noi stessi, l’Universi-parte:
un transfinito campo coscienziale olistico-autopoietico
che, nel sensibile, assume le morfologie riconoscibili
nella natura complessiva.
Il termine coscienza deriva dal latino Cum-scire e significa sapere con, insieme.
Per la Sigmasofia, indica, tra l’altro, la consapevolezza, la coscienza che si ha di se stessi, riconoscendo nei termini se stessi un’accezione estesa, transfinita: essendo tutto atomicamente e coscienzialmente legato, si include ciò che ho denominato l’Universi-parte. Spiego.
La Sigmasofia vive che l’Io-psyché, il somatico e l’autopoietico (energetico) sono inscindibili e funzionanti simultaneamente ovvero formano un campo unico, in cui l’Io-psyché stesso contiene tutti gli stati coscienziali producibili, sensibili e sovrasensibili, locali e non locali, transfiniti. Quindi, il termine coscienza indica quello stato Io-somato-autopoietico, interiore ed esterno, di sapere insieme, di simultaneità che, se realmente prodotto, dà vita a forme di consapevolezza, di ragione autopoietica. E’ un modo di produrre conoscenza. Tali processi sono parte integrante di ogni essere umano che li riconosce all’interno di sé: e, per prenderne coscienza utilizza l’Io-psyché, che ha una sua natura, innata, non localistica, denominata, campo coscienziale olistico-autopoietico. Quando l’Io-psyché viene applicato localisticamente, è funzionale a produrre esperienze.
Il campo coscienziale olistico-autopoietico, che assume la funzionalità e la specializzazione acquisita, quale Io-psyché, include tutti gli stati coscienziali producibili, tra cui il concettualizzare, il pensare, il sentire, il volere, l’immaginare, la vigilanza, la consapevolezza, lo stato di veglia, di sonno-sogno, lo stato di coma (…).
Alcune considerazioni funzionali: l’Io-psyché è vigile e orientato verso l’autoconsapevolezza continua e raggiunge una specifica e individuale avanguardia che caratterizza lo stato maggiormente evoluto, che ogni singolo Io-psychè, localistico, ha saputo raggiungere.
Quando non produce autoconsapevolezza, appare in uno stato atarassico, ha gli occhi aperti e produce il normale ciclo sonno-sogno-veglia: l’Io-psyché si trova nello stato cosiddetto vegetativo, ossia in una delle morfologie e funzionalità assumibili localmente dal campo coscienziale olistico-autopoietico. Può essere lo stato di coma, in cui esternamente sembra non esserci né vigilanza né consapevolezza e, a volte, il corpo non risponde nemmeno in modo riflesso. In questo caso, operano i principi attivi olistico-autopoietici che non si riconoscono nel range della sensorialità e dei significati-significanti, normalmente intesi. Ci sono stati, in cui, pur funzionando in modo innato, in qualche modo l’Io-psyché tiene in azione l’acquisito: è il caso dello stato di sonnambulismo, durante il quale possono effettuarsi una serie di azioni, anche complesse, senza averne autoconsapevolezza e ricordo. Ed ancora: esiste lo stato, in cui l’Io-psyché è autocosciente di sé, di essere manifestazione sensibile e delle proprie caratteristiche sovrasensibili, non locali, transfinite. In tal modo, produce interazioni con quella parte di sé che denomina l’ambiente, l’altro, attraverso pensieri, istinti-emozioni, concettualizzazioni, immaginazioni, ipersensibilità, stati differenti di coscienza, strategie (…)
L’Io-psyché non è contrapposto all’inconscio, ma può non essere consapevole di diverse parti di sé. L’inconsapevolezza della propria parte inconscia, indica e orienta verso un possibile percorso di ricerca.
Alla luce dell’esperienza diretta, si riconosce il campo coscienziale olistico-autopoietico come campo di forza transfinito, irradiante in quello che si dischiude dal livello sub-quantistico, quantistico, atomico e cellulare (…). E’, quindi, parte integrante del soma, localistica ed inseparabile dalle funzioni neuronali del cervello, attraverso cui si autoriconosce e crea stati coscienziali. Simultaneamente, si estende oltre il sistema nervoso-cervello, nel sovrasensibile, non localistico, autopoietico, transfinito.
L’origine dell’Io-psyché e la sua realtà sono sostanzialmente non locali, transfiniti e trovano specializzazioni nella manifestazione sensibile, attraverso tutte le specie viventi, l’ambiente, l’Universi-parte complessivo. Non esiste il momento in cui, nel feto, inizia a formarsi l’Io-psyché, in quanto si tratta di un campo preesistente che troviamo nel cuore della cellula, degli atomi, e oltre.
Il campo coscienziale olistico-autopoietico e l’ambiente sono un campo unico: quando lo si vive, si riconosce che la scissione tra soggetto percipiente e oggetto percepito non è mai esistita, se non per l’Io-psyché che così l’ha interpretata.
L’Io-psyché è utile ad acquisire sapere e consapevolezza, riguardanti parte dell’Universi e, tendenzialmente, l’Universi-parte complessivo, a tutti i livelli.
L’Io-psyché può svolgere indagini vissute su se stesso e, attraverso le sue estensioni non localistiche di campo coscienziale, scoprire che è parte integrante dell’Universi. Tale nous autopoietico permette all’Universi-parte di partecipare-osservare e di riconoscere se stesso. Io-psyché è vivere, è sapere che la propria autoconsapevolezza nell’Universi-parte transfinito è incompleta. Formandosi a se stesso, ogni Io-psyché applica l’ars maieutica ostetricia, prendendo consapevolezza di elementi di sé, prima inconsci. Dopo l’attraversamento delle reminiscenze, delle esperienze registrate e memorizzate, degli archetipi dell’inconscio collettivo, si entra nella dimensione olistico-autopoietica, non localistica.
Attraverso il Progetto Genoma Coscienziale, stiamo applicando e proponendo un nuovo metodo di mappatura dei principi attivi sovrasensibili, non locali del campo coscienziale olistico-autopoietico. Il nuovo metodo, volto a studiare tale campo, permette di elaborare stati evoluti di autoconsapevolezza non invasivi per il ricercatore e, al tempo stesso, di elaborare le funzionalità olistico-autopoietiche correlate.
Quando, per la prima volta, un essere umano applica tecnologie Io-somato-autopoietiche, tra l’altro, lo si invita a chiudere gli occhi e ad applicare la visione olistico-autopoietica sulle immagini che spontaneamente si formeranno in coincidenza di un determinato stato coscienziale evocato o in corso, su cui si vuole lavorare (istinto-emozione, pensiero, volere, sentimento). Sul focus, su cui si sta concentrando tale visione, si applicano i codici della Concentrazione-transmutazione autopoietica, per percepire i principi attivi che stanno producendo quell’immagine. Simultaneamente, si registra la morfologia di quei movimenti bios-elettrici, bios-chimici e autopoietici e si verifica se tali morfologie sono ricorsive, in coincidenza di quello specifico stato coscienziale. Le visualizzazioni, sempre presenti e ricorsive, entrano a far parte di quella mappatura che troverà applicazioni nella creazione delle Tecnologie operative, proposte dalla Sigmasofia.
Ogni volta che si evoca il ricordo di un’esperienza significativa di tipo istintivo-emozionale, come può essere quella sessuale-affettiva, avvengono delle modificazioni emodinamiche su alcune aree del cervello. Si ottengono, così, sensibilizzazioni che, in stati olistico-autopoietici di coscienza, è possibile sentire da dentro: si tratta della funzionalità localistica cerebrale, sottesa dall’area, attraverso cui il campo coscienziale olistico-autopoietico non localistico si specializza, per produrre quello specifico stato coscienziale localistico. Si riesce, in tal modo, a vivere come il semplice movimento di alzare un braccio abbia una scaturigine localistica (il movimento sensibile) ed una, derivante dai principi attivi olistico-autopoietici, non locali, formanti lo stato coscienziale del produrre azioni, movimento. Ogni atto, ogni ricordo di qualunque tipo e forma hanno sempre queste due scaturigini, localistica e non localistica: un campo unico inscindibile.
Seguendo altre sperimentazioni, è possibile che i ricercatori possano entrare nello stato di Entanglement Coscienziale Autopoietico, prima di procedere con la visione e la Concentrazione-transmutazione autopoietica. E’ l’operazione che dinamizza l’attività cerebrale, investendo molte aree: l’applicazione della tecnologia ne risulta enormemente potenziata e se ne ricava una maggiore nitidezza e tridimensionalità (è particolarmente difficile raggiungere consapevolmente lo stato di E.C.A.), e quindi una morfologia e una mappatura più precise.
Tutte le Autopoiesi Olosgrafiche (meditazioni dinamiche) contribuiscono alla sensibilizzazione di specifiche aree cerebrali e danno nuovi orientamenti a queste ricerche.
La Sigmasofia propone un percorso interiorizzato, soggettivo, ma riteniamo possa contribuire sensibilmente al lavoro dei neuroscienziati. I nostri studi e le nostre ricerche hanno un ruolo centrale per il ricercatore che le sperimenta e, ad oggi, meno valore per la sperimentazione scientifica, propriamente detta.
Comunque, sento la responsabilità di comunicare agli scienziati, che hanno una visione volta al programma riduzionista e che pensano di trovare la coscienza da qualche parte del cervello, nei suoi circuiti, nella sua fisiologia, ossia nei
correlati neuronali della coscienza
(Neuronal Correlates of Consciousness)
che la coscienza si esprime sia localmente che non localmente. Infatti, utilizza quei mezzi fisiologici, ma la sua scaturigine si evidenzia dal campo non localistico che opera nel cuore dell’atomo, del campo che si dischiude dal livello sub-quantistico, in gran parte non osservabile dagli attuali strumenti di misurazione scientifica. Il duro lavoro di ricerca li porterà in quella direzione autopoietica, transfinita, partendo da ciò che stanno realizzando egregiamente. Di fatto, non siamo soltanto un
bunch of neurones
(un mazzo di neuroni),
ma anche principi attivi olistico-autopoietici, coscienziali transfiniti. Arriverà un momento in cui
correlati neuronali della coscienza
si dovranno necessariamente unire ai
Self-poiesis Correlates of Consciousness.
La Sigmasofia è un metodo operativo, per viverli all’interno di se stessi: l’Universi-parte.
Comunque sia, la coscienza è irriducibile a una o più funzioni neuronali.
Si inizia con la natura del vissuto e la spiegazione materiale, sensoriale del processo coscienza, nelle sue interazioni con l’ambiente di cui è parte, non per risolvere l’elemento fenomenico nell’empirico, ma per risalire dal funzionamento cerebrale al funzionamento del corpo che non ne è disgiunto, quindi al funzionamento dell’ambiente da cui, a sua volta, il corpo non è disgiunto, fino a raggiungere il funzionamento dell’Universi, da cui, ancora, l’ambiente non è disgiunto.
Non è possibile ricercare e trovare la coscienza,
partendo da un tratto di circuito cerebrale.
La coscienza non appartiene ad un gruppo di neuroni, ma ad un organismo, ad un essere umano intero, di cui abbiamo scoperto simultaneità funzionali e interazioni atomiche e coscienziali con l’ambiente e l’Universi, soprattutto nella componente quantistica, sub-quantistica e non localistica: tutto è in uno stato di Entanglement Coscienziale Autopoietico.
Ciò vuol dire che non si può avere una nozione della coscienza e del modo, in cui si evidenzia, se non si prendono in considerazione tali funzionalità simultanee e interazioni.
Il cervello esiste all’interno del corpo umano: è impegnato nell’attuazione delle proprie funzionalità, nella soddisfazione dei propri metabisogni ed è, come visto, parte integrante dell’ambiente, dell’Universi. L’Io-psyché è parte integrante della vita-autopoiesi che muove all’interno delle specie viventi, dei vegetali, dei minerali, nel cuore dell’atomo. Noi non siamo in collegamento con l’Universi, ma ne siamo parte integrante, inscindibile: la superficie senso-motoria serve all’Universi-parte, per autoriconoscersi, anche nelle proprie creatività-creazioni. Si tratta sia di un’immagine creata dall’Io-psyché, di cui prendere coscienza anche come fisiologia non localistica che la forma dall’interno, che del modo attraverso cui si manipola e interagisce sensorialmente.
L’azione penetrata, la percezione agita dall’Universi-parte su se stesso sono un’unità inscindibile ed è in conseguenza di questa che possiamo autoriconoscerci. E’ un’evidenza totale olistica, riconoscibile ovunque nell’Universi-parte, in noi stessi. Quando si evidenziano i diversi stati coscienziali producibili, come la percezione di un tramonto, di un paesaggio naturale, di un oggetto o di un amico, non si tratta di circuiti neuronali che captano informazioni dalla parte, correlati a determinate zone del cervello, bensì della continuità tra interno ed esterno, tra sensibile e sovrasensibile, tra locale e non locale, modo in cui si evidenzia il campo coscienziale. La coscienza può interagire con tutte le parti di sé in egual misura e non prevalentemente soltanto con i congeneri della stessa specie. L’empatonia può nascere ed evidenziarsi mediante la capacità di mettersi al posto dell’altro, di identificarsi con ogni parte. Tutto può essere vissuto attraverso l’empatonia dell’Io con se stesso, l’Universi.
Non è soltanto all’interno della testa e del cervello che si svolge tutto ciò, ma nell’universi-parte transfinito, di cui il cervello specializza le percezioni e gli stati coscienziali utilizzati, per autoriconoscersi. La questione del Self-poiesis and Neuronal Correlates of Consciousness indica che il campo coscienziale olistico-autopoietico si trova in tutto l’Universi parte sensibili e sovrasensibili, locali e non locali. E’ possibile affermare che in tutto ciò, il cervello ricopre un ruolo significativo, in quanto è the enabling condition, la condizione di possibilità di realizzabilità di quanto indicato. La coscienza non è soltanto nella testa, ma è un campo transfinito dell’Universi-parte, noi stessi. Attraverso le funzionalità del cervello, possiamo riconoscere quanto appena descritto.
La proprietà emergente di questo ∑igma (sommatoria più proprietà emergente), unione di funzionalità estesa all’Universi parte, è di fondamentale importanza e ci consentirà di poter spiegare con maggiore profondità le basi olistico-autopoietiche non localistiche del campo coscienziale, fino alla sua espressione sensoriale, materiale. Nell’Universi-parte, esistono continue transizioni e transmutazioni di stato. Un gruppo di cellule diventa ciò che denominiamo specifico organismo: quello che era un gruppo di molecole può diventare una cellula, un gruppo di atomi può trasformarsi in una molecola (…). Nel cuore dell’atomo, riscontriamo meccaniche quantistiche, a livello di principi attivi autopoietici, troviamo processi che muovono e irradiano il campo sub-quantico, determinandone le funzionalità (…). In questo insieme, possiamo evidenziare la proprietà emergente: dar vita a molteplici funzionalità della parte, sempre in un tutto è legato. L’identità è anche il nome e la funzionalità che riconosciamo nella parte, che ha una vita cognitiva coscienziale. Un’identità cognitiva, ossia un essere umano, muove se stesso, decide la direzione verso cui andare e, mentre si muove nella direzione scelta, decide lo stato di coscienza con cui parteciparla, applicandovi caratteristiche peculiari della propria identità acquisita (…). Tutte queste facoltà nascono dalle interazioni dei principi attivi archetipici olistico-autopoietici che determinano le percezioni-azioni, gli stati coscienziali quale Universi-parte, che vive una parte di sé, da cui emergono le azioni, le percezioni, gli stati coscienziali, indicati in quanto tali. Vengono descritti con un linguaggio che rappresenterebbe la vita cognitiva di quell’essere.
Essendo parte dell’Universi, si ha il vissuto di un certo tipo di identità acquisita e di peculiare esistenza, ma tale identità non è riconoscibile in una mera funzionalità del cervello, anche se la sua esistenza ha uno specifico locus, l’Universi-parte transfinito stesso, pre-riduzione spazio-temporale, operante nel continuo presente: o tempo autopoietico.
L’Io-psyché, identificato in se stesso, non riconosce tale funzionalità non locale transfinita, ma soltanto la sensorialità, il collasso, la riduzione. Da ciò, nasce l’orientamento di molti scienziati a cercare soltanto i correlati neuronali della coscienza, riconoscendone in tal modo soltanto una minima parte. Secondo me, è necessario poter riconoscere la realtà sovrasensibile olistico-autopoietica, non locale e transfinita che si estende dalle cosiddette esistenze materiali.
La centralità che la Sigmasofia dà al ∑igma, alla sommatoria e, soprattutto, alla proprietà emergente, è qualche cosa di fondamentale nella ricerca Sigmasofica, perché, se da un lato un gruppo di neuroni in interazione, uniti con l’Universi, danno origine ad attività cognitive, dall’altro, come in tutte le proprietà emergenti osservabili nell’Universi-parte, una volta che ha avuto luogo la proprietà emergente, nasce una nuova funzionalità-identità. Ciò provoca effetti su tutto il resto, senza influenzarlo. Ho verificato, invece, che la produzione di uno stato di coscienza, producibile dall’Io-psyché, implica un’azione diretta sulle componenti cerebrali, localistiche, modifica gli stati di interazione sinaptica tra neuroni, cambia lo stato di un neurotrasmettitore, e così via. Tutto ciò significa che il campo coscienziale olistico-autopoietico transfinito, da cui emergono le funzionalità dell’Universi fino al livello sensoriale, richiede una descrizione diversa da quella che normalmente viene data.
La proprietà emergente ci ha fatto vivere che il campo coscienziale olistico-autopoietico possiede in sé la facoltà del determinismo, che troviamo nelle funzionalità localistiche come determinismo causale, assumibile dall’Io-psyché che non è più considerabile un epifenomeno, un evento secondario che accompagna qualunque quadro funzionale,
Molti dati empirici, ottenuti dalla scienza, hanno intrapreso forme di simmetria con questi faticosi raggiungimenti formativi Sigmasofici a se stessi: l’Universi parte. Ne consegue che chi si interessa di vissuto diretto empatonico della coscienza e vive il fatto che il metodo scientifico di osservazione e di analisi fenomenologica converge con tali realtà vissute, riconosce che questo connubio può
ampliare la conoscenza vissuta dell’Universi-parte: noi stessi.
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