|
|
.: Numero 0 2013 :. | |
EDITORIALE
di Nello Mangiameli |
POIESIS
ri-nasce nel 2013!
Come sempre, è lo strumento
d’informazione on-line della Sigmasofia.
Pur avvalendosi degli articolisti Maieuti e ricercatori di Sigmasofia, Poiesis ha ampliato la propria azione ai ricercatori che, regolarmente iscritti al
∑ophy International Project and Network
(ossia coloro che sono intenzionati a creare
l’essere umano e la eco-società olistico-autopoietica),
vogliono evidenziare le nuove avanguardie di autoconsapevolezza raggiunte.
Il marchio di Poiesis
![]() è di proprietà dell’Associazione culturale Sigmasofia onlus.
Il
Manifesto della coscienza e della conoscenza olistico-autopoietica
presentato nel numero zero, rappresenta il riferimento per tutte le proposte d’avanguardia in ambito
dell’ontos-sophos-logos della coscienza
e della
coscienza dell’ontos-sophos-logos,
seguite dalla Sigmasofia, nonché delle diverse sezioni in cui l’informatore Poiesis si suddivide.
Poiesis intende offrire articoli sull’avanguardia di consapevolezza raggiunta dalla Sigmasofia e pubblicata nell’opera in diciotto volumi,
S.T.o.E.
Sigmasophy Theory of Everything
Edizioni La Caravella
L’essere umano olistico-autopoietico ha saputo reintegrare
la nuova scienza con la saggezza delle tradizioni coscienziali esistenti al mondo,
ed ha saputo farle
ricadere nell’azione bioetica quotidiana.
Poiesis è un informatore olistico-autopoietico in continuo aggiornamento e, per questo, è continuamente consultabile.
Particolare attenzione sarà dedicata alla psicologia e alla psicosomatica, per questo motivo abbiamo deciso di affidare l’incarico di caporedattrici a due psicologhe e psicoterapeute, dott.ssa Piera Iade e dott.ssa Cinzia Carratta che sono liete di illustrare il loro orientamento editoriale
N.M.
Dott.ssa Cinzia CARRATTA
Il mio interesse per la rivista nasce dal desiderio di condividere con i lettori, le tematiche relative agli “spazi psichici”, per così dire, dell’Essere Umano in quanto Essere-nel-Mondo.
Il contributo maggiore a questa mia passione è dato, probabilmente, dalla mia formazione in Psicoterapia della Gestalt e dal fatto di aver incontrato, durante il percorso formativo, persone che come me, studiano e approfondiscono le dinamiche sottostanti il benessere psicofisico dell’individuo e del suo Ben-Essere nel Mondo.
Il principio da cui muove la psicoterapia della Gestalt (che in seguito chiamerò P.d.G.) è quello secondo cui “la salute non è l’assenza di malattia o di infermità, bensì uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale”, come peraltro è ben ricordato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità che di questa affermazione, com’è noto, ne fa il suo preambolo.
La P.d.G. si ricongiunge al concetto di sviluppo personale, di formazione e di rafforzamento del potenziale umano, che differisce esplicitamente dagli orientamenti normalizzatori, centrati sull’adattamento sociale. Così che “il normale deve essere definito non attraverso l’adattamento, ma al contrario, attraverso la capacità di inventare nuove norme” (Goldstein).
Considerata in questa prospettiva globale, “olistica”, la terapia mira dunque al mantenimento e allo sviluppo di questo benessere armonioso e non alla “guarigione” o “riparazione” di un qualsivoglia disturbo che sottintenderebbe un riferimento implicito ad uno stato di “normalità”. La Gestalt, invece, valorizza il “diritto alla diversità”, l’originalità irriducibile di ogni individuo. Essa favorisce un contatto autentico con gli altri e con se stessi, un adattamento creativo dell’organismo all’ambiente, unitamente ad una presa di coscienza di quei meccanismi interiori che, troppo spesso, ci spingono ad agire in comportamenti ripetitivi.
Ed è proprio dei comportamenti ripetitivi e disfunzionali che vorrei occuparmi all’interno della mia rubrica, dei nostri processi di bloccaggio o, comunque, di interruzione nel ciclo di gratificazione dei bisogni. Dei processi sottostanti ai nostri “evitamenti” , le nostre paure e le nostre inibizioni, come le nostre illusioni.
Da circa un anno, per esempio, mi occupo di persone con handicap psicomotori e trovo affascinante, giorno dopo giorno, lasciarmi trasportare dalle loro emozioni, da quel loro evitare di vivere a pieno la vita, condizionati dal retaggio culturale che ruota intorno alla disabilità e dalle esperienze personali di esclusione sociale, a cui troppo spesso sono stati esposti.
La Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap ha coraggiosamente lanciato un concorso che intende raccogliere testimonianze “creative” sulla discriminazione di persone con disabilità.
Il malessere, il disagio, il senso di costrizione e prigionia invisibile sono difficili da trasporre in senso figurativo.
Mi sembra un’ottima iniziativa, perché ha l’intento di contrastare la discriminazione: faccio il tifo affinchè questo obiettivo nel giro di pochi anni si traduca in realtà!
Come dicevo poc’anzi, in questo spazio mi occuperò del disagio psichico nelle sue manifestazioni più diverse, e dei modi in cui al disagio si possono trovare risposte creative.
Dalla P.d.G. ho appreso che la vita può essere paragonata a un’autentica filosofia esistenziale, in cui per sentirsi bene occorre che l’individuo sviluppi una “arte di vivere”, una maniera particolare di concepire i suoi rapporti nel mondo. Fondamentale risulta essere la presa di coscienza dell’esperienza attuale (il “qui ed ora”, che ingloba l’eventuale reinsorgere di un vissuto arcaico) che restituisce dignità al “sentito” emozionale e corporeo, ancora troppo spesso censurato nella cultura occidentale che codifica rigidamente l’espressione pubblica della collera, della tristezza e dell’angoscia… e anche della tenerezza, dell’amore e della gioia.
In linea con la P.d.G., osserverò l’essere umano in una prospettiva unificatrice, integrandone di volta in volta le dimensioni sensoriali, affettive, intellettuali, sociali e spirituali, consentendo in tal modo “un’esperienza globale in cui il corpo possa parlare e la parola incarnarsi” (Anna Rosier).
Come la Gestalt mi ha insegnato, ciascuno è responsabile delle proprie scelte e dei propri evitamenti. La persona, quindi, lavora al ritmo e al livello che sente più adatti, a partire da ciò che emerge per lei in quel momento, che si tratti di una percezione, di una emozione o di una preoccupazione attuale, della reviviscenza di una situazione passata mal risolta e “incompiuta”, o anche di prospettive incerte sul futuro. Si tratta di integrare e combinare, in maniera originale, modalità verbali e non verbali: il risveglio sensoriale il lavoro sull’energia, la respirazione, il corpo o la voce, l’espressione dell’emozione, il lavoro sui sogni, la creatività (disegno, modellaggio, musica, danza…) e altri ancora. Comprendere e apprendere, ma soprattutto sperimentare, così da ampliare al massimo il nostro campo di vissuti e la nostra libertà di scelta, tentare di sfuggire al determinismo alienante del passato e dell’ambiente, nonché alla pregnanza dei nostri condizionamenti “storici” o “geografici” e ritrovare così un ampio spazio di libertà e responsabilità.
Non si tratta di certo di voler ingenuamente negare il peso della ereditarietà o delle eperienze della prima infanzia, né tanto meno minimizzare la pressione culturale esercitata dall’ambiente sociale, quanto piuttosto di ricercare una propria coerenza interna del proprio essere- al- mondo, così da scoprire e sviluppare il proprio “margine di libertà”, il proprio personale stile di vita nella sua specificità e originalità. “Essere ciò che sono prima di essere in qualsiasi altro modo”, e questa la “teoria paradossale del cambiamento” (Beisser, 1970).
Mi auguro di saper soddisfare le curiosità dei lettori, relative agli argomenti che andrò presentando man mano, i quali con le loro riflessioni mi consentiranno di evidenziare i punti degni di maggior riflessione e approfondimento.
Un ringraziamento caloroso voglio esprimerlo al dott. Nello Mangiameli, Presidente dell’Associazione Sigmasofia Onlus e alla dott.ssa Piera Iade, che con i loro suggerimenti pratici e la loro vicinanza hanno fatto sì che io dessi corpo a questa iniziativa.
Dott.ssa Piera IADE
Ho partecipato alla scorsa edizione di Poiesis, come a tutta la storia della Sigmasofia. Parallelamente, è continuata la mia esperienza professionale e personale.
Riprendere a occuparmi della rivista mi interessa, per partecipare al tentativo di divulgare un approccio terapeutico che oserei definire sommatoria della propria conoscenza, in continuo divenire.
Provengo da formazione psicanalitica, psico-motoria, psico-corporea, sigmasofica. Ma, non soltanto scuole, università, impostazioni di ricerca hanno contribuito alla costruzione della mia impostazione professionale, ma anche il contributo dei miei genitori, di mia sorella come persone, più che come famigliari; gli insegnanti incontrati ai vari gradi di scuola; gli anni trascorsi con i bambini come insegnante e come terapeuta, con persone di ogni razza e tipologia, normale, disabile, psico-disturbata che fosse; gli incontri fatti lungo i viaggi; gli animali con cui ho condiviso anni importanti della vita; le tante persone che si sono affidate a me, nella strada di conoscenza verso se stessi, lungo percorsi terapeutici o formativi. E l’elenco potrebbe continuare, comprendere ogni situazione vissuta e incontrata, fino a coinvolgere la mia personale integrazione.
Sarò felice di condividere con i lettori i racconti, le osservazioni, le elaborazioni, inerenti esperienze individuali o di gruppo che potranno, forse, essere uno stimolo alla riflessione e alla consapevolezza.
Nello Mangiameli
|
L'articolo č stato letto 3480 volte |